il manifesto 9.1.16
La miscela dello scontro di civiltà
Colonia.
Nei fatti accaduti a capodanno colpisce la dimensione del fenomeno. Ma
l’obiettivo politico ora è l’accoglienza di Angela Merkel
di Alberto Burgio
La
notte di Colonia comincia a schiarirsi, le denunce si moltiplicano e
così gli arresti, mentre monta una polemica al calor bianco che scuote
il governo federale (con le dimissioni del capo della polizia) e
riecheggia in tutta Europa, dove alcuni paesi dell’Unione annunciano
misure per fermare l’«invasione musulmana» e altri rivedono in senso
restrittivo le clausole di Schengen. Eppure di quella notte non sappiamo
abbastanza per un’interpretazione univoca dei fatti e tanto meno per
sposare letture precipitose o pregiudiziali.
Le
ultime notizie parlano di 31 arresti, tra cui 18 profughi (oltre a due
tedeschi e a un cittadino statunitense). Le ipotesi di reato riguardano
furti e lesioni personali, ma anche tre casi di violenza sessuale. La
presenza di rifugiati tra le persone fermate collega oggettivamente
l’episodio alla politica di accoglienza della cancelliera Merkel la
quale, dopo l’iniziale riserbo, si è sentita in dovere di affermare la
necessità di «un segnale forte» e di chiarire che, per salvaguardare il
diritto d’asilo, non dovrà esservi indulgenza («niente sconti né
attenuanti») per i colpevoli delle aggressioni.
Il
dato più macroscopico consiste nelle dimensioni dell’episodio. Violenze
anche sessuali sono triste routine in occasione di appuntamenti festosi
di massa. A Monaco, per l’Oktoberfest, e nella stessa Colonia, per il
famoso carnevale. E del resto Colonia non è stata l’unico teatro di
violenze nella notte di san Silvestro, né in Germania (episodi analoghi
si sono registrati ad Amburgo, Stoccarda e Francoforte) né altrove
(Zurigo, Helsinki e Salisburgo). La peculiarità del caso di Colonia sta
nel fatto che il grande branco era composto da un migliaio di persone,
un assembramento tale da avere addirittura sopraffatto le forze di
polizia presenti.
Con tutto ciò, il quadro
rimane ancora alquanto oscuro, anche a causa della lentezza delle
indagini e delle contraddittorie versioni fornite. Non si sa in quanti
abbiano effettivamente preso parte alle violenze. Sembra che la polizia
tenesse d’occhio alcune bande dedite alla microcriminalità, che sono
state tuttavia lasciate libere di scorrazzare. Ed è difficile anche
intendere la logica del branco, capire che cosa cercasse – se di sfogare
pulsioni maciste in preda all’alcol o di rubare, o che cos’altro ancora
– visto che alcuni erano armati di bottiglie molotov. Quello che non è
affatto oscuro è invece il contesto politico generale in cui l’episodio
si colloca: un contesto molto significativo che va tenuto presente per
evitare conclusioni affrettate.
Da mesi in
Germania (e non solo) le politiche di accoglienza decise da Angela
Merkel sono oggetto di polemiche furibonde. La cancelliera è di continuo
attaccata non soltanto dall’estrema destra xenofoba ma anche da
cristiano-sociali e democristiani (la sua parte politica) che danno voce
alle preoccupazioni di chi teme che una politica di accoglienza troppo
generosa possa compromettere l’identità del paese.
La
goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state proprio quelle scene
che hanno commosso il mondo quando, quest’estate, i profughi siriani in
arrivo nelle stazioni ferroviarie tedesche sono stati salutati dagli
applausi e dai canti dei cittadini accorsi ad accoglierli. Una cosa mai
vista, si è detto. E inaspettata. Ma anche una sorpresa allarmante per
chi ha sempre fatto affidamento sulla spontanea ostilità della gente
verso i migranti. Che cosa stava succedendo? Stavano forse saltando
anche i presidi naturali alle frontiere della nazione? E non si
rischiava davvero un’invasione per colpa della sconsiderata svolta
decisa dalla cancelliera?
Ora, se c’è una
cosa di cui possiamo star certi è che lo shock provocato dai fatti di
Colonia è piombato su questa delicata discussione con la violenza di un
macigno. La Merkel ha chiesto di non strumentalizzare l’accaduto ma è
inevitabile che chi sostiene le ragioni dell’accoglienza e della
solidarietà sia ora in grande difficoltà, mentre i critici – quanti
invocano giri di vite, espulsioni e chiusura delle frontiere – hanno
buon gioco. Di meglio essi non potevano chiedere. E certo non sono
dispiaciuti per il mistero che ancora avvolge tutta la vicenda e che fa
lievitare ansie e risentimenti.
Di qui a
dire che le aggressioni siano state organizzate dalla destra xenofoba
tedesca ce ne corre, ma le prime reazioni, peraltro prevedibili, non
confutano le congetture più sospettose. Anzi. Un articolo come quello
scritto da Pierluigi Battista sul Corriere della sera di giovedì 7 non
fa che rafforzarle con l’accostare la notte di Colonia alla strage
parigina nella redazione di Charlie Hebdo. È lo schema Fallaci, o
Huntington. Il sempreverde modello dello «scontro tra civiltà». Battista
è andato subito a colpo sicuro, scrivendo di un attacco deliberato alle
libertà occidentali, al nostro stile di vita, alla nostra cultura. Lui
non ha dubbi: le bande di Colonia «volevano punire» la libertà delle
donne; «hanno voluto manifestare» il loro odio verso lo spirito di
libertà dell’Occidente cristiano.
Di fronte a
tanta sicurezza, una certezza possiamo dire di averla anche noi, in
attesa che le indagini in corso facciano piena luce. Mentre i conflitti
tendono a radicalizzarsi – in Europa sotto il peso di una gravissima
crisi sociale; in Medio Oriente e in Asia centrale per effetto di
dinamiche geopolitiche che hanno innescato guerre (scatenate proprio
dall’Occidente cristiano), colpi di Stato, balcanizzazione dei territori
e un’inedita escalation terroristica – c’è chi non rinuncia a soffiare
sul fuoco augurandosi che l’incendio dilaghi e ripromettendosi di trarne
profitto.
Dopo Colonia le destre europee
brindano, siano o meno estranee all’organizzazione degli attacchi. E con
loro si compiacciono i teorici dello scontro di civiltà, che pure
affettano collera e preoccupazione. Tutti evidentemente hanno
dimenticato quanto sia pericoloso giocare con la paura dei più deboli. E
come, una volta appiccato l’incendio, domare le fiamme sia molto
difficile per chiunque.