mercoledì 6 gennaio 2016

Il Sole 6.1.16
Unioni civili, Alfano avverte il Pd
«Attenzione a rischio slavina» - Renzi stringe sulle riforme: anche al Senato prima del Ddl Cirinnà
Sullo sfondo c’è anche la partita delle alleanze dei Democratici per le amministrative
Ncd: noi mai con Sel
di Emilia Patta


ROMA Matteo Renzi è tornato ieri a Palazzo Chigi dalla breve pausa di fine anno, interrotta comunque lunedì per la quotazione in Borsa della Ferrari, e ha cominciato a mettere la testa sulla fitta agenda parlamentare di gennaio. E proprio mentre il suo alleato e ministro degli Interni Angelino Alfano alza la voce, dopo giorni di polemica dentro Ncd, contro le unioni di fatto così come le disegna il Ddl Cirinnà che andrà in Aula il 26 gennaio («attenzione al rischio slavina»), la parola d’ordine è: intanto fare presto, prestissimo con il ddl costituzionale che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V. Il testo è atteso in Aula per il sì che chiude la prima doppia lettura lunedì 11 gennaio, e già la settimana dopo (il 18 o 19 gennaio) potrebbe esserci il secondo sì di Palazzo Madama a tre mesi - come previsto dalla Costituzione - dalla prima lettura effettuata a settembre. Sarà una riunione del premier e della ministra per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi e con i capigruppo del Pd Ettore e Rosato e Luigi Zanda a definire meglio l’agenda parlamentare, riunione che si terrà a Palazzo Chigi domani o al più tardi venerdì. Ma l’intenzione è quella di chiudere al più presto la partita riforme per concentrarsi sulle altre questioni e preparare contemporaneamente la campagna referendaria. L’ultimo, scontato passaggio della Camera ci sarà ad aprile, e a quel punto partiranno i cinque mesi prima della celebrazione del referendum confermativo.
Accelerare i tempi per il secondo sì del Senato al Ddl Boschi è possibile dal punto di vista tecnico, dal momento che la seconda lettura avviene per prassi senza dibattito e con un’unica votazione - sì o no - all’intero testo. Ed è augurabile dal punto di vista politico per mettere al riparo la riforma delle riforme, che ha visto gli alfaniani convinti sostenitori in tutti i passaggi parlamentari effettuati, dalle fibrillazioni politiche che stanno per riversarsi sulle unioni civili. Ieri Alfano ha lanciato il suo avvertimento, pur ribadendo che non sarà il Ddl Cirinnà - che non fa parte del programma di governo e che è lasciato al libero dibattito parlamentare - a far cadere il governo. «Le unioni civili non fanno parte del programma di governo - ha detto il responsabile del Viminale al Tg1 - ma c’è il rischio che la palla di neve diventi una slavina. Spero che il Pd trovi un punto di equilibrio». Ma il punto di equilibrio, auspicato anche dalla colomba del Ncd Fabrizio Cicchitto, è difficile da trovare dal momento che lo stesso Alfano ha chiarito che l’unico possibile compromesso trovato - ossia l’affido rafforzato invece della stepchild adoption, ossia l’adozione del figlio naturale all’interno della coppia gay - non va bene. «Non è né zuppa né pan bagnato, noi non ci stiamo».
E allora, piuttosto che un auspicio per un compromesso sulle unioni civili, quello di Alfano vuole essere più che altro un avvertimento per il futuro: non è che ogni volta che ci sono e ci saranno divergenze sui provvedimenti il Pd può cambiare schema di gioco ed allearsi con Sel e Movimento 5 stelle come si appresta a fare per ottenere il via libera al Ddl Cirinnà. Perché poi c’è lo ius soli, e il Ddl sulla corruzione con il nodo del raddoppio dei tempi per i reati di corruzione, e poi chissà cos’altro ancora. Sullo sfondo, naturalmente, anche la formazione delle alleanze per la amministrative. Con Ncd che vorrebbe entrare in coalizione con il Pd laddove è possibile e con la sinistra del Pd sul piede di guerra contro questa ipotesi. «La sinistra del Pd non ci usi come pretesto - è l’orgogliosa rivendicazione di autonomia politica fatta ieri da Alfano -. Non intendiamo partecipare alle primarie del Pd né tanto meno aderire ad alleanze in cui ci sia Sel».