Il Sole 29.1.16
Copyright. Web, colpo alle edicole pirata
Operazione di Gdf e Procura di Roma: sequestrati e oscurati 15 siti che riproducevano illegalmente i quotidiani
di Andrea Biondi
Vecchione (Gdf): la chiave è nella pubblicità - Costa (Fieg): violazioni continue
Per
arrivare a cogliere con le mani nel sacco i siti che in maniera
illegale smerciavano gratuitamente i quotidiani nella loro versione
digitale, è stato anche cambiato il sistema di “marcatura” del prodotto:
dalla stringa numerica gli editori sono passati a una sorta di immagine
per ogni copia «2.0» venduta. Del resto, le contromisure in
quest’ambito vengono prese subito e gli elementi usati per l’operazione
della Gdf di meno di un anno fa (aprile 2015) sarebbero sicuramente
stati aggirati.
Visto che tutto nasce da una copia venduta
legalmente e poi forzatamente hackerata, non si poteva che partire da
lì. E così il “pedinamento digitale” è stato anche questa volta l’arma
in più per sequestrare 10 siti (in Italia), oscurarne altri 5 (allocati
all’estero) e denunciare cinque persone per illecita diffusione sul web
di contenuti protetti dal diritto d’autore (si rischia una reclusione da
2 a 4 anni, al netto delle aggravanti). La Procura di Roma ha poi
disposto perquisizioni e sequestro di materiale informatico a carico di
soggetti, tutti italiani, nelle province di Napoli, Carbonia-Iglesias,
Brescia, Roma, Frosinone e Torino.
Il bilancio dell’operazione
“Fenice” (nome che immediatamente richiama a qualcosa che “risorge”),
coordinata dalla Procura di Roma e condotta dal Nucleo speciale per la
radiodiffusione e l’editoria della Guardia di finanza guidato dal
colonnello Marco Agarico, sta in questi numeri, ma non solo. Basti
pensare che per uno solo dei siti chiusi sono stati quantificati ricavi
pubblicitari di 40mila euro annui. Se valesse la stessa cifra per tutti i
15 siti colpiti si arriverebbe a 600mila euro: soldi drenati alla
pubblicità che sarebbe dovuta andare agli editori. Senza contare poi
tutti i contraccolpi legati alla mancata vendita di copie e abbonamenti.
«Quello
che abbiamo fatto – spiega al Sole 24 Ore il generale Gennaro
Vecchione, comandante delle Unità speciali della Guardia di finanza, cui
fa capo il Nucleo che ha condotto l’operazione – è affidarci al metodo
del “follow the money” puntando alla tracciatura delle risorse che
collegano i gestori dei siti agli investitori pubblicitari, quasi
totalmente ignari della destinazione dei propri investimenti». La
pubblicità è un punto chiave. «Dopo le operazioni contattiamo gli
investitori. Tra questi – conferma il generale Vecchione – ci sono anche
multinazionali». Certo è che «questa maggiore attenzione sta portando i
siti pirata a puntare a modelli su abbonamento». In un caso o
nell’altro si tratta di colpi che fanno male a una filiera editoriale
che la crisi la sta sentendo forte: in tre anni (2012-2014) i ricavi da
vendita di quotidiani e periodici sono scesi del 17,1% a 3 miliardi di
euro, con calo della pubblicità ancora maggiore: -28,5% a 1,725 miliardi
(dati Fieg).
Da tempo, ha commentato il presidente della Fieg,
Maurizio Costa che ha espresso alla Gdf e alla Procura di Roma «profondo
apprezzamento per l’ulteriore segnale di attenzione al settore
dell’editoria», gli editori italiani «denunciano le continue violazioni
del diritto d’autore e il saccheggio sistematico dei contenuti
editoriali, attuati sia con azioni di vera e propria pirateria sia
attraverso utilizzazioni “clandestine” di contenuti altrui, come le
rassegne stampa realizzate senza autorizzazione dei titolari del diritto
di sfruttamento delle opere riprodotte, fino a giungere all’utilizzo
illegittimo dei contenuti da parte degli Over the top». Tutti fenomeni
di pirateria, aggiunge Costa, che colpiscono «editori che investono
invece ingenti risorse. E condizionano in maniera significativa i
modelli di business delle imprese editrici».