Il Sole 29.1.16
Il rimpasto per i centristi, Jobs act delle partite Iva e Ddl povertà per i voti moderati
di Lina Palmerini
Erano
mesi che se ne parlava e alla fine si è arrivati al rimpasto di
Governo. Renzi ha rimesso a punto la squadra senza grosse novità se non
quella – attesa – di rinsaldare il rapporto con il partito di Alfano a
cui viene attribuito un nuovo ministro e alcuni sottosegretari. La
curiosità non sta tanto nella composizione della squadra ma sul timing
scelto dal premier per nominare i nuovi ingressi dopo averli rinviati
almeno da ottobre. È il quando, insomma, che racconta il significato
delle new entry visto che il rimpasto avviene tra il voto sulla riforma
costituzionale e il prossimo voto sulle unioni civili. E dunque c’è la
riconoscenza per i sì arrivati sulla riforma del Senato ma si mette
anche in sicurezza l’alleanza con Alfano ora che cominciano le votazioni
sulle coppie gay e la norma sull’adozione del figlio del partner
omosessuale.
Senza la scelta di gratificare Ncd, forse, la tenuta
del Governo avrebbe rischiato, probabilmente Alfano avrebbe fatto più
fatica a tenere i suoi sulle unioni civili e stepchild adoption. Che non
è un punto secondario per i centristi visto che è l’unico terreno in
cui possono distinguersi da Renzi e ritagliarsi un profilo identitario
autonomo e riconoscibile senza essere considerati solo un’appendice del
premier. E quindi la scelta di fare il rimpasto ieri è una sorta di
“risarcimento” politico, la prova che Alfano ha chiesto al premier e che
lui non ha potuto più rinviare. E nella ricomposizione del puzzle è
entrata anche Scelta civica con la promozione del suo segretario Zanetti
e di un sottosegretario alla Cultura. Insomma, una stretta ai bulloni
del Governo che accontenta la parte centrista dell’alleanza.
Ma si
tratta di un centro che ha più a che fare con il ceto politico che non
con l’elettorato centrista perché quello lo sta “occupando”
costantemente Renzi. Accanto al rimpasto, il Consiglio dei ministri di
ieri ha varato anche due provvedimenti che guardano da vicino il voto
moderato e anche cattolico. Il primo provvedimento è stato ribattezzato
il Jobs act delle partite Iva e introduce nuove tutele per i liberi
professionisti; il secondo disciplina gli interventi normativi sulla
lotta alla povertà che avrà la dote finanziaria prevista dalla legge di
stabilità. Se insomma i fili tra Renzi e la Chiesa sono stati tirati al
massimo sulle unioni gay, con questa legge si cerca di fare un passo
verso il mondo cattolico e i loro voti. E dà anche un’ottima
argomentazione a Renzi quando verrà contestato sabato al Family day:
potrà dire che sul tavolo non c’è solo il Ddl Cirinnà ma che il Governo
ha pensato alle famiglie in difficoltà con uno strumento su misura e già
varato.
Ma è soprattutto il fronte delle partite Iva la vera
“esplorazione” elettorale del Pd renziano. Un territorio che è rimasto
fin qui dominato dal centro-destra, da Forza Italia alla Lega, e che ora
il premier prova a portarsi dalla sua parte. Il Jobs act per gli
autonomi interessa solo una parte dei quasi 4 milioni di liberi
professionisti ma è un piede che Renzi mette in un mondo dopo averne
messi due nell’elettorato tipicamente berlusconiano con l’aumento della
soglia del contante e l’abolizione della tassa sulla casa. E su questo
cammino continuerà se è vero che presto arriverà l’abolizione degli
studi di settore, già rivisti e corretti, ma la cui cancellazione è
ancora una bandiera politica della destra.
È insomma con i
provvedimenti di legge, più che con il rimpasto della squadra, che il
premier parla con l’elettorato moderato. Dimostrando chiaramente che
vuole essere lui il protagonista del “centro” politico.