Il Sole 28.1.16
I parvenu del «pudicamente corretto»
di Andrea Carandini
È
bello il volto di Rohani, compreso tra la barba e il turbante. Brutte
sono invece le statue inscatolate sul Campidoglio per non mostrare peni,
pubi, natiche, bacini e seni, parti con cui l’umanità ha da sempre
giocherellato anche riproducendosi. È da rispettare un politico che non
voglia vedere nudità, ma basta che non entri in un nostro museo, ché
nella vita urbana la gente gira vestita anche nel secolare Occidente.
C’è tanto da vedere in Italia senza nudità esposte, a partire dalle
architetture, tutte sempre svestite ma per fortuna astratte così da non
indurre in tentazione.
Questo fare da beghine mi rende contento di
appartenere a una società aperta, democratica e liberale, alla civiltà
europea che con l'antesignano Vico e soprattutto con Herder ha scoperto
lo storicismo, ma soltanto nel XVIII secolo. Infatti tra Voltaire che dà
del barbaro a Shakespeare e Herder che capisce i valori più diversi nel
mondo vi è un salto di cultura che distingue la mia sensibilità da una
sensibilità classicistica ormai remota.
In cosa sta il modo nostro
di sentire attuale? Nel fatto che è possibile apprezzare le diverse
civiltà umane, sprofondate nel tempo e sparse per il globo, anche quando
non se ne condividono i costumi. Leggo godendo l’Iliade, ma non
percepisco più come Achille. Studio da una vita i Romani ma la schiavitù
è orribile. La tetralogia di Wagner mi emoziona ma l’unisono con
Sigfrido dove è?
Le diverse fioriture umane e gli usi strani a
esse congiunte sono dovute sempre a nostri simili, metà angeli e meta
diavoli - esiste forse il male assoluto? -, e noi possiamo godere e
soffrire di queste differenze, patendo ogni volta che qualcuno,
autoproclamatosi angelo, ha accusato altri d’essere diavoli. Ciò è
avvenuto, su enorme scala, alla fine del IV secolo d.C., quando
imperatori cristiani hanno abolito un paganesimo che abbiamo dovuto
riscoprire nel Rinascimento.
La tolleranza va bene, ma forse è
poco! Preferisco vedere cosa vi è di buono e cosa di cattivo in ogni
primavera umana, senza che ciò implichi la rinuncia a quello che sono
nel mio contesto e che avverto come casa mia. Capisco dignità e
indignità, condividendo le prime e allontanandomi dalle seconde, ma sono
pronto a difendere, anche con la forza, la civiltà a cui appartengo,
ove qualcuno si proponesse di distruggerla. Da questo punto di vista,
anche piccoli atti simbolici andrebbero rintuzzati.
Chi viene in
Italia dovrebbe comportarsi come noi quando siamo invitati a cena. La
casa dell’amico o dello straniero ci può piacere o meno, possiamo
gradire o non gradire che si preghi prima di mangiare, che si dica “buon
appetito”, ma non ci sediamo per terra se ci sono seggiole e non
trinciamo quadri se l’arte non ci piace.
Infatti, a parte pochi
valori e principi primi che rientrano nel terreno comune dell'umanità e
che uniscono gli uomini in grande parte dei luoghi e dei tempi, gli usi e
i costumi variano in un inesauribile caleidoscopio e noi di ciò
possiamo godere e soffrire, sempre sapendo che la plurimità prevale
nell’ umano rispetto all’unità e noi abbiamo il diritto che i mores di
casa nostra siano rispettati da coloro che vengono a visitarci.
A
questa consapevolezza di ciò che è uno e di ciò che è plurimo nell'uomo
l'umanità non pervenuta allo storicismo può iniziarsi grazie alle
civiltà tolleranti esistite nel passato e anche grazie dall’Europa di
oggi. Ma se noi, al contrario, scimmiottiamo intolleranze e censure
altrui, in una insopportabile presunta correttezza politica, rinunciamo a
noi stessi e a uno dei ruoli benefici che potremmo svolgere nel mondo
con modestia, nonostante i tanti errori di tracotanza commessi.
Si
può vivere bene anche senza conoscere il Discobolo di Mirone, ma
conoscendolo si vive in modo più pieno, a contatto con i Greci antichi,
il che non obbliga nessuno oggi a denudarsi e a lanciare il disco in uno
stadio. Atene e Roma non sono modelli ma neppure civiltà da cancellare:
fanno parte del repertorio umano globale di cui l’intero globlo è ormai
erede. I Cinesi non si appassionano ancora oggi al diritto romano? E
quegli omini minuscoli in vastissima natura dei paesaggi della
tradizione pittorica cinese non sono di ammonimento a noi e a loro che
che abbiamo finito per asservirla e rovinarla?
I politici e i
funzionari che hanno ordinato la copertura delle statue nude in
Campidoglio si sono vergognati da parvenus della nostra tradizione
culturale, sperando magari nell’oro persiano, ma così facendo hanno
ampliato la confusione, che già nel mondo abbonda.
Viene da
sorridere pensando che Berlusconi ha aggiunto il pene mancante a un
Marte nudo e che Renzi abbia nascosto bellezze spogliate sul
Campidoglio: impudicizie e pudicizie improprie del made in Italy.