mercoledì 27 gennaio 2016

Il Sole 27.1.16
Roma, città senza progetti in fondo alle classifiche Ue
di Lorenzo Bellicini

Un recente lavoro promosso da Acer Roma e Camera di Commercio, ha consentito a Cresme di sviluppare una analisi comparativa tra Roma e alcune delle principali città europee, dalla quale emergono tre aspetti che vorrei porre all'attenzione del dibattito che oggi sta riprendendo sulla capitale (governo della città e Olimpiadi in primo piano).
Il primo riguarda la dimensione economica e la considerazione internazionale della nostra capitale. Il prodotto interno lordo dell'area metropolitana romana (4 milioni di abitanti) è valutato da Eurostat nel 2010 in 136 miliardi di euro. In termini di ricchezza prodotta Roma è il settimo mercato europeo. Certo è lontana da Parigi (588 miliardi e 12 milioni di abitanti) e Londra (505 miliardi e 11 milioni di abitanti); ed è distante anche da Madrid, che vanta 190 miliardi. Ma è vicina a Milano (145 miliardi) e Barcellona (143 milioni), e supera Berlino (132) e Monaco (130). In ogni caso il peso economico di Roma in Europa è rilevante. Sorprende quindi che analizzando le principali ricerche comparative a livello internazionale, la settima area economica europea, che occupa i primi posti per immagine e interesse potenziale come luogo turistico, sui temi della funzionalità, della qualità della vita urbana, o dell'interesse per la localizzazione di investimenti, crolla velocemente in fondo alle classifiche, e addirittura, negli ultimi tempi, scompare dalle classifiche.
Roma non sembra più un'area interessante da considerare e da studiare, nonostante le sue dimensioni economiche rilevanti. E questo per almeno tre ragioni: la sua importante economia è quasi tutta autoreferenziale, non guarda fuori (se non per il turismo), potremmo dire è una capitale di provincia di "grande bellezza"; il noto cattivo funzionamento della sua macchina urbana, la sua disorganizzazione, l'incapacità di essere eccellente (che si misura con indicatori che vanno dalla pulizia, alle strade, ai tempi delle decisioni, al rispetto delle regole) ne evidenzia una condizione marginale nei fondamentali, che pesa nelle scelte localizzative e nei giudizi che riguardano il lavoro; ma è anche l'assenza di un pensiero sul futuro, che ne mina le ambizioni. Roma è, da anni, una metropoli senza disegno per il futuro a differenza di tutte le altre città europee.
Il secondo aspetto riguarda la popolazione. Roma ha una percentuale di popolazione con oltre 64 anni pari al 33% di quella in età lavorativa, contro il 20% o poco più di Parigi, Londra, Amsterdam, Stoccolma. Nel 2030 questa percentuale salirà a oltre il 40%. Perché Roma ha anche pochi giovani per il ricambio (la popolazione da 0 a 19 anni è pari al 31%, contro il 40% di Londra o Parigi). Del resto l'indicatore più drammatico riguarda proprio la disoccupazione giovanile (15-24 anni) che a Roma raggiunge nel 2014 il 48,9%, mentre a Parigi è il 21%, a Londra il 18%, a Amsterdam il 14% e a Monaco il 5%.
Lo scenario che emerge è un pesante processo di invecchiamento che mina la sostenibilità economica della città. È la stessa possibilità di futuro che a Roma appare assai debole. Anche perché se è vero che Roma vanta una tra le più potenti strutture universitarie europee, la percentuale di laureati sulla popolazione in età lavorativa, secondo Eurostat, è pari solo al 24%, a Madrid sale al 41%, a Londra al 44%, a Amsterdam al 52% e a Parigi al 61%. Roma sembra aver perso il ruolo, tipico della metropoli, di area traino dell'innovazione.
Il terzo aspetto riguarda la trasformazione urbana. Cresme ha stimato che gli investimenti in costruzioni nel 2010 a Roma erano pari a 10 miliardi, contro gli inarrivabili 76 di Londra, i 55 di Parigi, ma assai lontani dai 30 di Berlino, i 28 di Madrid (nonostante la crisi), i 22 di Barcellona, i 17 di Stoccolma, ma anche i 13 di Milano. La spesa per costruzioni pro-capite a Roma è di 2.400 euro per abitante, a Londra 5.600, a Parigi 4.700. A Stoccolma si è arrivati a oltre 8.000 euro nel 2010. Per non dire degli investimenti in opere pubbliche, che scendono a 466 euro a abitante a Roma, contro i 2.700 di Stoccolma, o i 1.600 di Amsterdam e Madrid. Nelle altre capitali si concentrano risorse ingenti, pubbliche e private, per renderle sempre più competitive e funzionali, guardando al futuro. Roma appare vecchia, con una macchina organizzativa drammaticamente inefficiente, un basso livello culturale e soprattutto senza progetto per il futuro, pur restando nell'immaginario internazionale uno dei principali luoghi da visitare. Roma, dunque, ha ancora una grande potenzialità, ma un drammatico bisogno di un salto di qualità nel funzionamento della macchina che la governa, di investimenti e soprattutto di idee e progetti per il futuro. Per tornare a crescere trasformandosi. In fondo, a pensarci bene, il progetto è tornare ad essere «civitas augescens».