domenica 24 gennaio 2016

Il Sole 24.1.16
Le note autobiografiche in occasione dell’accettazione del premio
«Le lezioni alla Sorbona, che perdita di tempo»

«La mia performance negli anni di scuola fu buona ma non eccellente. Poi, nel 1932, un trauma: mio padre morì sotto i ferri di un’operazione. Mi resi improvvisamente conto di quanto lo amavo e lo ammiravo e, a 13 anni, il mio mondo sembrò crollarmi attorno. Il mio rendimento a scuola ne soffrì, finché mi trasferii al liceo Visconti, uno dei migliori licei di Roma; la sfida fu salutare e rifiorii.
Mi sentii incoraggiato, decisi di saltare l'ultimo anno del liceo, passai il difficile esame di maturità, ed entrai all'Università di Roma a 17 anni (due anni prima dell’età normale).
La mia famiglia sperava che io continuassi sulle orme di mio padre, e avrei fatto medicina. Fui preso dal dilemma per un certo tempo, ma finalmente decisi per il “no”, dato il mio scarso livello di tolleranza per sangue e sofferenze. Invece decisi di far legge: una scelta che, in Italia, apre varie possibilità di carriera. Nel secondo anno partecipai a una competizione, sponsorizzata dall’associazione degli studenti – i Littoriali della Cultura – in materia di economia. Con mia sorpresa, vinsi il primo premio, e, benchè oggi esiterei a raccomandare quel mio primo saggio come un significativo contributo alla scienza economica, chiaramente servì a fondare i miei interessi correnti nell’economia...
I Littoriali mi avevano messo in contatto con dei giovani antifascisti, e cominciò allora la mia opposizione politica al regime. Contribuì anche un coinvolgimento con la mia futura moglie, Serena, e il suo notevole padre, Giulio, un antifascista di lunga data. Nel 1938 furono promulgate le leggi razziali e, invitato dai miei futuri suoceri, li raggiunsi a Parigi dove, nel maggio 1939, Serena ed io ci sposammo. Mi iscrissi alla Sorbona, ma le lezioni non mi ispiravano; erano una perdita di tempo, e trascorsi le mie giornate studiando da me e scrivendo la mia tesi nella Bibliothèque Sainte Geneviève. Nel giugno 1939 ritornai brevemente a Roma per discutere la mia tesi di laurea. Poco tempo dopo, temendo che presto l’Europa sarebbe stata trascinata in una guerra sanguinosa, facemmo domanda di immigrazione in America e arrivammo a New York nell'agosto 1939, pochi giorni prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale».
Estratti dalle note autobiografiche di Franco Modigliani, da lui redatte in occasione della consegna del Premio Nobel per l'economia nel 1985.