Il Sole 24.1.16
La vita. Dall’Italia al Mit
Una brillante carriera costruita in America in fuga dalla dittatura
di Claudia Galimberti
Alla
fine del 1934, in occasione del kippur, un gruppo di cugini
adolescenti, o poco più, trascorrono dei giorni nella villa di Santa
Marinella, e inventano un sistema monetario. Erano i cugini Modigliani.
Nel loro sistema la caramella era il numerario e valeva 3 “gum drops” e a
loro volta le gum drops valevano 4 arachidi. Intorno a questo dolce
sistema monetario i cugini costruiscono uno Stato, una vera e propria
Repubblica, la Repubblica di Cacciariserva, con un presidente e vari
ministeri. A Franco era stato assegnato il ministero del Tesoro.
Peccato
che, rientrati a Roma e decidendo di continuare il gioco della
Repubblica di Cacciariserva, con il quale tanto si erano divertiti,
incappano nelle maglie della censura fascista che aveva saputo di queste
riunioni “sovversive” e intimava di chiudere la Repubblica e di
azzerare ogni carica. Così la fine inaspettata di quel gioco riportava i
cugini alla triste realtà del regime fascista. A quell’epoca Franco
Modigliani si stava preparando alla maturità classica avendo deciso di
saltare un anno scolastico, decisione che si rivelerà importantissima
per la sua vita futura. Infatti, quando nel 1938 le leggi razziali lo
costringono a emigrare a Parigi, aveva ormai dato tutti gli esami
universitari di Giurisprudenza e nel giugno del 1939, già sposato con
Serena Calabi, figlia di Giulio, proprietario delle Messaggerie
Italiane, noto antifascista, può discutere a Roma la tesi e avere il suo
titolo di dottore in legge. A soli 21 anni, si trasferisce con la
famiglia dei suoceri a New York, arrivando in America quattro giorni
prima che in Europa scoppiasse la guerra.
Sbarcati a New York con
la guerra alle spalle, i coniugi Modigliani capiscono che devono
organizzare la loro vita per un lungo soggiorno. Franco comincia a
lavorare vendendo libri italiani e spagnoli al Book Center, e la sera
studia perché ha ottenuto, grazie all’aiuto di Max Ascoli, uno studioso
in fuga dal fascismo, una borsa di studio alla New School for Social
Research, una sorta di “Università in esilio” fondata con lo scopo di
ricevere gli studiosi perseguitati dalle dittature. L’incontro con Jacob
Marschak, grande economista e suo maestro alla New School, è decisivo
per il futuro di Modigliani. Da allora la sua carriera è inarrestabile.
L’articolo del 1944 sulla Liquidity preference and the theory of
interest and money, base per la sua dissertazione di dottorato alla New
School, è lo scritto che lo ha consacrato, a soli 26 anni come un grande
economista. Dall’iniziale incarico d’insegnamento al New Jersey College
for Women, passa al Bard College e poi all’Università dell’Illinois e
al Carnegie Institute di Chicago. Ovunque aveva trovato un’eccellente
comunità di studiosi (e futuri premi Nobel), uniti dalla stessa
comunione di intenti. Il passaggio al Massachussetts Institute of
Technology (Mit) di Boston è il naturale coronamento: dal 1962 al 1988
il Mit diventa la sua casa, il luogo dove alleva generazioni di
economisti che riconobbero in lui un grande maestro capace di abbinare
il rigore dell’analisi con la passione civile. Quella stessa che lo
spinge a battersi perché Andreas Papandreu, un economista greco amico,
fosse liberato dal carcere in cui i colonnelli greci nel 1967 lo avevano
relegato, e che lo spinge a occuparsi anche dell’Italia, Paese per cui
aveva conservato «un immenso amore».
Al suo funerale nel 2003, si snodava una lunga coda di amici e di ex studenti, un omaggio silenzioso al loro maestro.