venerdì 22 gennaio 2016

Il Sole 22.1.16
Magistrati. L’istruttoria era stata chiusa
Etruria, il Csm riapre il caso Rossi sui dossier Boschi
di Donatella Stasio

ROMA Contrordine: il «caso Rossi» esiste. Esiste al Csm, che ha «riaperto l’istruttoria» ma esiste anche alla Procura generale della Cassazione, dov’è in corso una preistruttoria per verificare i margini di un’azione disciplinare nei confronti del Procuratore di Arezzo, titolare dell’inchiesta sul dissesto di Banca Etruria e consulente del governo dal 2013 a tutto il 2015.
Lo scenario è cambiato in 48 ore. Martedì scorso, infatti, la prima commissione del Csm aveva deliberato all’unanimità l’archiviazione del fascicolo sull’apertura di un trasferimento d’ufficio di Rossi per incompatibilità ma ieri ha deciso, sempre all’unanimità, di riaprire l’istruttoria alla luce delle notizie di stampa degli ultimi due giorni, secondo cui Rossi, dal 2010 al 2013, si è occupato di una serie di procedimenti su Pierluigi Boschi - padre del ministro delle Riforme Maria Elena - per estorsione, evasione e turbativa d’asta, chiusi con l’archiviazione a novembre 2013. Circostanza che non era emersa né nelle due audizioni del magistrato (a domanda: «Lei conosce Boschi?», aveva risposto: «No, mai visto») né nelle sue tre comunicazioni al Csm, ma confermata dallo stesso Rossi in un’altra lettera, recapitata a Palazzo dei Marescialli ieri, prima che si riunisse la commissione. Che stavolta, però, vuole andare con i piedi di piombo. Di qui la decisione di riaprire l’istruttoria. Cominciando con la richiesta al Procuratore generale di Firenze di informazioni dettagliate sui procedimenti riguardanti Boschi, sul pm titolare, sulle accuse formulate, sull’esito. Inoltre, tutte le carte del fascicolo sono state trasmesse al Pg della Cassazione, che le aveva chieste in mattinata, per accertare se vi siano profili disciplinari. L’ipotesi già al vaglio è quella di un’eventuale violazione del dovere di astensione, in relazione all’incarico di consulente del governo (cominciato a luglio 2013, con Letta, e rinnovato due volte con Renzi) e alla titolarità delle indagini su Boschi (archiviate a novembre 2013) e poi su Banca Etruria (di cui Boschi è stato consigliere di amministrazione dal 2011 e vicepresidente da metà del 2014).
Neanche un mese fa, a Palazzo dei Marescialli avevano escluso un «caso Rossi» e lo hanno ribadito martedì, dopo aver studiato le relazioni della Banca d’Italia e riascoltato il Procuratore. Nessun dubbio sulla sua indipendenza e correttezza e, quindi, sull’archiviazione della pratica. La notizia di procedimenti pregressi a carico di Boschi è stata un fulmine a ciel sereno, non foss’altro perché non era emersa nelle audizioni né nelle comunicazioni scritte del Pm, stimato da tutti. Omissione, dimenticanza o ingenuità? Il «supplemento di attività» è stato deciso «a tutela della trasparenza e della credibilità dell’operato della magistratura» spiegano Piergiorgio Morosini e Antonello Ardituro, togati di Area e membri della commissione, rinviando ogni decisione «all’esito degli approfondimenti avviati». Gli atti sono stati secretati, anche se poi si è appreso della lettera inviata da Rossi al Csm quando ha saputo delle notizie di stampa e delle voci su una possibile riapertura del caso. «Risentire Rossi? Per ora no», dice il presidente della commissione Renato Balduzzi, aggiungendo che, nella lettera, il Procuratore «fornisce chiarimenti sul disallineamento tra quanto sta emergendo e le sue dichiarazioni nell’audizione di dicembre». Rossi spiega, tra l’altro, che quando gli è stato chiesto se conoscesse Boschi pensava che il Csm si riferisse a una conoscenza di tipo personale, che non c’è mai stata. E si riserva di inviare una corposa relazione sui procedimenti in questione.