Il Sole 16.1.16
Se la Cina si scopre grande mediatrice
Medio
Oriente. Il presidente Xi Jinping in partenza per Arabia Saudita,
Egitto e Iran tra affari e invito alle parti alla moderazione
di Ugo Tramballi
La
Cina grande mediatrice del caos mediorientale fra sauditi e iraniani,
siriani del regime e dell’opposizione? All’apparenza è inverosimile. Ma
non è casuale né solo una questione d’affari, se in un momento come
questo Xi Jimping, il presidente cinese, fra il 19 e il 23 gennaio sarà
in Arabia Saudita, Egitto e Iran. Come principale acquirente del
petrolio mediorientale, il leader cinese ha l’obbligo di aver cura delle
sue fonti energetiche. Ma è degno di nota ciò che scrive Xinhua,
l’agenzia stampa ufficiale: «Sebbene la Cina non prenda mai le parti di
qualcuno, sarà una rara opportunità per invocare calma e cautela alle
due parti», cioè Iran e Arabia Saudita. È un’interessante evoluzione dei
“Cinque principi della coesistenza pacifica”, la formula che guida la
politica estera della Repubblica popolare dal 1954.
Coreani del
Sud, indiani, sovietici e vietnamiti che in questi ultimi sessanta e
passa anni hanno combattuto contro la Cina avrebbero qualcosa da ridire.
Ma certamente in Medio Oriente né americani né ormai i russi saprebbero
esercitare credibilmente «mutuo rispetto della sovranità e integrità
territoriale, non aggressione, non ingerenza negli affari interni,
uguaglianza e cooperazione per un vantaggio comune, coesistenza
pacifica». Anche se gli egiziani sanno di non poter contare sulla Cina
per sradicare i Fratelli musulmani, i sauditi per sconfiggere gli sciiti
e gli iraniani per salvare Assad, mai un cinese si è calato nel caos
mediorientale come Xi d’Arabia. La Cina ha una qualità che manca a
americani e russi e ancor più a inglesi e francesi che si portano dietro
anche il fardello coloniale: comprano molta energia, investono in
grandi progetti infrastrutturali, ma non hanno secondi fini politici.
Non vogliono che Assad vada via né che rimanga: un mese fa hanno
invitato a Pechino sia il regime che l’opposizione moderata; il loro
laicismo militante impedisce di comprendere lo scisma fra sciiti e
sunniti, e dunque di schierarsi; non intendono avere basi militari nella
regione (almeno per ora) e non hanno arsenali da vendere. Sono come gli
americani 70 anni fa, quando Abdulaziz, il fondatore dell’Arabia
Saudita, scelse loro anziché gli inglesi per sfruttare il petrolio. Sono
soprattutto le imprese cinesi che in Egitto hanno scavato il nuovo
Canale di Suez; partecipano alla costruzione delle nuove città saudite; e
in Iran contano di avere un importante ritorno economico dopo l’accordo
sul nucleare a cui hanno contribuito.