Il Sole 16.1.16
Tutte le altre iniziative. Dall’Europa all’Africa al Medio Oriente
La rete della diplomazia economica di Pechino
di R.F.
Una
pioggia di iniziative (e di miliardi) delle quali è difficile
ricostruire la reale ricaduta ma che rappresentano compiutamente la
strategia di Pechino, tutta orientata alla diplomazia economica per
gestire le relazioni con il resto del mondo. L’Aiib non è l’unica realtà
alla quale i cinesi affidano il compito di aprire una finestra sul
mondo ma anche di movimentare i flussi di valuta estera e di smaltire
l’eccesso di produzione, grazie al finanziamento di una fitta trama di
infrastrutture. C’è un po’ di tutto, nell’elenco, dai Paesi europei
all’Africa, dal Medio oriente ai Paesi che parlano portoghese. A chi
ventila l’ipotesi di un neocolonialismo camuffato dalla finanza, i
cinesi fanno capire che i tempi sono cambiati e che non è più il caso di
rimanere arroccati oltre la muraglia. La Cina non ha lesinato i
finanziamenti; i fondi esistenti oppure freschi di cantiere hanno per la
maggior parte la caratteristica di essere intergovernamentali con
l’obiettivo di realizzare investimenti bilaterali e di favorire la
collaborazione del commercio internazionale. Sullo sfondo, come istituto
operativo c’è sempre la China development bank, che continua a svolgere
il suo ruolo di finanziatore principale. Nelle varie situazioni Cdb è
titolare di una quota che va dal 5 al 30 o addirittura al 100%, come nel
caso del fondo per l’Africa. Raramente si fa da parte, ad esempio nel
China-Asean Fund che sancisce l’alleanza operativa dei 10 Paesi Asean la
leadership è dell’Export import bank of China.
La Cina ha
iniziato le grandi manovre con il fondo di parternariato italo svizzero,
oltre 15 anni fa, un fondo permanente da 65.5 milioni di franchi
svizzeri gestito da Sinoswiss venture capital co. Nel maggio del 2003 è
nato l’Asean investment fund da 70 milioni di dollari registrato alle
isole Cayman, della durata di 8 anni, gestito da Uob Capital partners.
Anche il Belgio ha creato con la Cina un fondo per gli investimenti da
100 milioni di euro della durata di 12 anni, Haitong Fortis Private
equity fund management co. Israele non è stata da meno e nel 2007 ha
creato il fondo Infinity gestito da Suzhou ventures group, anche questo
registrato alle isole Caiman e a tempo determinato: 8 anni.
Il
China Africa development fund ha una durata di addirittura 50 anni
mentre quello China-Asean fund on investment cooperation da 10 miliardi
di dollari è gestito da una società, la China-Asean Capital advisory, ed
è un fondo permanente insediato a Hong Kong. Non poteva mancare anche
un fondo con la Francia da 150 milioni di euro creato da Cathay capital
private equity di cui China development possiede il 50 per cento. Più di
recente ne è stato creato un altro per le società di media grandezza da
500 milioni di euro. Un altro fondo lega la Cina con i Paesi che
parlano portoghese, un tesoretto da 1 miliardo di dollari gestito dalla
stessa entità, la Cao, del centro africano e un altro creato con la Uae
l’unione dei Paesi arabi, il cui fondo è Ningxia China Uae investment
fund da 20 miliardi di yuan. È tra il 2014 e il 2015 che la strategia
mette il turbo. Oltre all’Aiib si è creato un insieme di grandi fondi
come il Silk road da 40 miliardi partecipato da Cdb per il 5% e il China
Abu Dhabi investment oltre al Sino-mexico investment fund da 4 miliardi
di dollari. Come si ricorderà, proprio l’anno scorso la Cina rimase
spiazzata dalla cancellazione improvvisa di un megacontratto siglato dal
Governo Messicano; ebbene, ciò non ha impedito a Pechino di intrecciare
nuove alleanze strategiche anche nel tentativo di gestire le
infrastrutture in maniera sempre più organica con i Paesi meno
controllabili dal punto di vista politico. Questi fondi, in certe aree,
in pratica svolgono un ruolo da ammortizzatore. Discorso a parte spetta
alla Banca dei Brics. C’è chi ha sottolineato la pericolosità che si
sovrappongano gli ambiti di azione con l’Aiib. La Banca dei Brics ormai
operativa a Shanghai dopo due anni di preparazione è stata creata da
Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica in occasione del sesto meeting
in Brasile due anni fa, poi Cina e India hanno firmato il memorandum of
understanding dell’Aiib alla quale la Russia a sua volta ha aderito. I
Brics, tuttavia, hanno l’obbligo di contribuire a un goal di 100
miliardi di yuan in base a quote proporzionali al Pil, un elemento
innovativo rispetto ad altri organismi multilaterali di sviluppo.