sabato 16 gennaio 2016

Il Sole 16.1.16
La «Banca mondiale» che parla cinese
di Rita Fatiguso

Prende il via l’istituto per le infrastrutture e gli investimenti che sarà guidato da Jin Liqun
«Le cose che non ci piacciono possono essere utili». Questa è la filosofia di vita del presidente designato dell’Asian infrastructural investment bank, il cinese Jin Liqun. Ex allievo della prestigiosa università di lingue Beiwai, appena un mese fa ha rivelato durante un discorso in Ateneo che avrebbe preferito rimanere per insegnare l’inglese ma fu spedito, invece, negli Stati Uniti, proprio dal Rettore dell’università.
Dando prova di una grande capacità di adattamento Liqun se ne fece una ragione, cambiò mestiere e dopo l’investitura ufficiale oggi è atteso alla sua prova più grande, quella di guidare la Banca multilaterale per gli investimenti infrastrutturali in Asia che, a differenza di quelle esistenti, è stata creata a Pechino su impulso di Paesi in via di sviluppo, ai quali la Cina continua a sentirsi più affine. La domanda di infrastrutture in Asia è stata stimata, in uno studio dell’Asian development bank, la banca concorrente, in circa 800 miliardi di dollari l’anno. Le banche multilaterali di sviluppo (Mdb), tutte insieme, finanziano oggi poco più del 5% del fabbisogno.
Per questo le potenzialità dell’Aiib sono molto consistenti. Sul piano finanziario, nonostante il salasso di questi giorni, disponibilità di risorse da parte della Cina e le contemporanee difficoltà attraversate da molti paesi sviluppati giocano a favore della nuova iniziativa.
La banca asiatica delle infrastrutture da 100 miliardi di dollari prenderà forma nel weekend, eleggerà il presidente (il pragmatico Jin Liqun, che finora è solo designato) e i componenti del board, e inizierà così a parlare e ad agire in nome proprio.
Il 50.1% del capitale sottoscritto è imputabile a 17 Paesi, la nascita vera e propria è stata resa possibile grazie all’approvazione dei Parlamenti di almeno 10 Paesi, tra cui Australia, Regno Unito, Corea del Sud, Germania. C’è chi come Brasile, Russia e India ancora non ha approvato l’articles of agreement. Saranno quindi eletti oltre al presidente ben 12 direttori per ogni area elettorale regionale. L’operatività vera e propria è già in arrivo a metà anno.
Tutto è pronto per la kermesse inaugurale, lo stesso Xi Jinping che lanciò l’idea della banca con la frase “se vuoi diventare ricco comincia a costruire le strade” questa volta scenderà in campo personalmente per quella che si annuncia una grande operazione di immagine dopo un inizio d’anno difficile, con la borsa che ha perso già il 17%, quindi tutto in salita.
Ma, si sa. Board of directors e board of governors si riuniranno sancendo la vera e propria nascita della Banca. La tempistica è stata davvero “cinese”, l’Aiib è stata creata a tempo di record, in modo tale da poter effettuare il primo prestito già a metà anno. Appena sei mesi fa l’articles of agreement siglato nella Great Hall of People, soltanto 26 mesi dopo il lancio della Banca da parte di Xi.
Chi tra i 57 fondatori non ha ottenuto l’approvazione delle autorità del proprio Paese, non potrà aver accesso agli organismi di gestione. Ci sarà però un periodo di grazia fino a fine anno entro il quale, eventualmente, rimettersi in carreggiata.
L’Aiib è davvero una babele di lingue e di culture, anche se la Cina vanta, da sola, il 26.1% dei diritti di voto e un potere di veto su un certo numero di decisioni. Una trentina di Paesi è ancora in coda per entrare in quello che sia annuncia come un nuovo protagonista della scena mondiale.
La nascita della Banca ha chiare motivazioni economico-finanziarie, ma è opinione diffusa che la sua ragione prevalente vada cercata nella dimensione politica, che vede la Cina premere per un riconoscimento del suo maggiore peso politico ed economico (l’inserimento dello yuan nel paniere delle valute del Fondo monetario sta lì a dimostrarlo ulteriormente).
La Banca è nata nonostante l’opposizione di Usa e Giappone, adesso la governance dell’istituzione sarà abbastanza simile a quella delle altre multilateral development bank, ma la novità sta nell’assenza di un Board of Directors residente, il che potrebbe dare più spazio al presidente come temono alcuni.
Un elemento concreto da gestire sarà l’effettivo rispetto da parte dell’Aiib degli standard internazionali in merito a procurement salvaguardie, controlli. La competizione apportata dalla nuova banca potrà avere un effetto positivo sulle altre Mdb, in particolare sull’Adb; nel breve termine si farà sentire soprattutto nel campo del reclutamento delle risorse più specializzate.
L’iniziativa ha un evidente fondamento sul piano economico, finanziario e politico.
Da parte cinese, va detto che la Cina ha un’ampia capacità di finanziamento attraverso le proprie banche di sviluppo. La nuova banca avrà il vantaggio, rispetto alle attuali banche “solo cinesi”, come la China Development Bank, la Export-Import Bank of China e la China Agriculture Development Bank, di contrastare le critiche sempre più forti alle sue modalità di assistenza allo sviluppo.
Un supporto cinese in collaborazione con i partner internazionali può apparire infatti meno “minaccioso” e migliorare l’immagine del Paese, oltre a beneficiare probabilmente quei settori in overcapacity.
Ma se l’attivazione ha comportato pochi mesi, rodaggio non sarà breve. Il Silk road fund, ad esempio, ha già effettuato la prima operazione in Pakistan. Si dice, però, che ci vorranno almeno cinque anni perché possa davvero far sentire gli effetti.