Il Sole 15.1.16
«Una foto sbiadita piuttosto che una scelta per innovare il Paese»
Squinzi: proposta già superata dai contratti di categoria
ROMA
Una proposta «superata», che non serve ad innovare il Paese. Giorgio
Squinzi commenta il documento sulla riforma della contrattazione che
Cgil, Cisl e Uil hanno formalizzato ieri. «Da quello che si legge appare
che i sindacati si stiano muovendo col passo del gambero. La loro
proposta è già superata dai contratti di categoria che si sono chiusi in
questo periodo e dalle nostre proposte per i contratti in fase di
rinnovo, anni luce più innovative rispetto alla piattaforma di Cgil,
Cisl e Uil», sono state le parole del presidente degli industriali.
Il
tema dei contratti è sempre stato al centro dell’azione di
Confindustria. Già nel maggio 2014 era stata formalizzata la proposta su
mercato del lavoro e contrattazione. E l’anno scorso, prima
nell’assemblea privata e poi in quella pubblica, tenutasi all’Expo a
maggio, Squinzi aveva rilanciato con forza l’esigenza di cambiare
radicalmente le regole della contrattazione collettiva, con un appello
ai sindacati a rinnovare insieme il modello contrattuale, come nuovo
terreno di sfida per le parti sociali. Un dialogo che, dopo diversi
contatti, di fatto non è mai partito, con Cgil e Uil che non si sono
presentate al tavolo al momento di dare il via in concreto alla
trattativa, alla fine di settembre.
«Sono stati buttati sei mesi
da quando li avevo invitati al tavolo e i risultati che presentano oggi
(ieri, ndr) se confermati sembrano più una foto sbiadita che non una
scelta per innovare il Paese», ha continuato Squinzi.
Nel
frattempo, da ottobre, è stato chiuso il contratto dei chimici, è
partita la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici
(prossimo appuntamento il 21 gennaio), si è avviata, anche se ora si è
appena interrotta, quella dell’industria alimentare, su basi e contenuti
ben più avanzati rispetto al documento presentato ieri dai sindacati.
«Dobbiamo
recuperare competitività e la contrattazione collettiva deve sostenere
gli sforzi che si compiono in questa direzione», ha detto più volte il
presidente di Confindustria negli ultimi mesi, sottolineando come «i
legami tra dinamica dei salari e miglioramento della produttività devono
essere resi più forti e stringenti». Punti già messi nero su bianco
nella proposta di Confindustria del 2014. L’obiettivo è spostare il peso
sulla contrattazione aziendale, per collegare aumenti salariali e
produttività, a vantaggio della competitività delle imprese e del Paese.
E il contratto nazionale deve accompagnare questo processo evitando che
le imprese siano costrette a pagare i costi di due livelli di
contrattazione. Sono i numeri a dettare queste necessità: rispetto alla
Germania il nostro Paese ha un gap di produttività che è oltre 20 punti,
a danno della crescita. Su questo percorso resta sullo sfondo l’ipotesi
dell’intervento legislativo da parte del governo, come ha ripetuto nei
giorni scorsi il premier Matteo Renzi: «O le parti sociali fanno gli
accordi, o ci pensiamo noi».