Il Sole 15.1.16
«Salario minimo contrattuale»
Cgil, Cisl e Uil ufficializzano la proposta unitaria di riforma dei contratti
di Giorgio Pogliotti
Roma
Gli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil ieri hanno approvato
all’unanimità la proposta sul nuovo sistema di relazioni industriali che
i sindacati porteranno ai tavoli di confronto con le associazioni
datoriali per cercare un’intesa complessiva che scongiuri l’annunciato
intervento del governo sul salario minimo legale.
I sindacati
propongono l’estensione erga omnes dei minimi salariali contrattuali,
attraverso un intervento legislativo di sostegno che dia attuazione
all’articolo 39 della Costituzione, come alternativa al salario minimo
legale, che suona alle orecchie dei sindacati come un attacco alla
contrattazione e che rischierebbe di produrre un abbassamento
generalizzato dei salari. Al contrario, per Cgil, Cisl e Uil il
contratto nazionale «deve uscire dalla sola logica della salvaguardia
del potere d’acquisto» con aumenti determinati in base a dinamiche
macroeconomiche, indicatori di crescita, andamenti settoriali.
«Dall’attuale contesto economico - ha spiegato il segretario confederale
della Cisl, Gigi Petteni - caratterizzato da un’inflazione prossima
allo zero, nasce la nostra proposta sul salario per uscire dal vincolo
esclusivo del riferimento all’inflazione. Aver ancorato la dinamica
salariale all’evoluzione degli indicatori macroeconomici significa che
il salario può andare oltre l’inflazione».
Alla contrattazione di
secondo livello (aziendale o territoriale) viene trasferita la gestione
negoziale delle variabili organizzative che concorrono alla crescita
della produttività (orari di lavoro, inquadramenti, sicurezza), da
distribuire con il salario aggiuntivo di produttività. La partecipazione
alla governance aziendale (nelle imprese che hanno adottato il modello
duale), organizzativa o economico-finanziaria è un altro punto della
proposta che punta a ricondurre alla contrattazione le nuove procedure
sui licenziamenti economici collettivi e disciplinari.
Il
confronto tra le parti sociali non si preannuncia facile, almeno a
giudicare dalle prime reazioni che arrivano dalle imprese. Secondo il
presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, la proposta sindacale è
già superata dai contratti di categoria (si veda l’articolo a fianco).
Respinge le critiche la leader della Cgil, Susanna Camusso sostenendo
che «è una cosa vecchia pensare che si può continuare a proporre a
questo Paese la ricetta della competizione al ribasso senza cogliere che
si vuole aprire una stagione nuova». Nell’annunciare che il confronto
sarà esteso a tutte le associazioni datoriali, Camusso ha aggiunto: «Non
si fanno piattaforme per fare accordi a prescindere, si fanno accordi
se si trova punto di mediazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda il
numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, che si rivolge così a
Confindustria: «Se c’è qualcuno in ritardo sul confronto sono loro, se
vogliamo seriamente confrontarci sul nostro modello di riforma si
facciano avanti».
Il leader della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, ha
evidenziato alcune criticità della proposta, pur avendo votato a favore:
«È contraddittorio caricare di ulteriore ruolo salariale il Ccnl e
puntare sulla contrattazione decentrata - ha detto -. La deflazione deve
essere un’occasione per sviluppare la contrattazione decentrata, non
per rendere ancora più difficile il rinnovo dei contratti nazionali.
L’aumento dei salari reali può avvenire solo liberando appieno la
contrattazione decentrata». Il leader delle tute blu della Cisl ha
lanciato un monito: «L’unità ritrovata non deve riaprire una stagione di
sole piattaforme, che non avviano neanche negoziati - ha concluso -.
Non dobbiamo preoccuparci degli attacchi esterni, ma del rischio di
inconcludenza e irrilevanza della nostra azione».