Il Sole 14.1.15
Prodi: «Berlino ha sbagliato e ha aggravato la situazione»
intervista di Giovanni Minoli
Presidente Prodi, da mesi Renzi dice no in Europa con il cappello in mano. Ha ragione?
Mi sembra ovvio, ma il cappello in mano ormai ce l’hanno tutti.
Negli ultimi anni è stata un’Europa dell’austerity a guida tedesca. È questa la politica che ha fallito?
È
qualcosa di più. La guida tedesca ha sbagliato l’economia e quindi ha
reso molto più grave la situazione. L’Europa è in una deriva di
sfrangiamento, di dissoluzione. Se continua così è perché ogni paese fa
la sua politica, col cappello in mano o senza.
Ma la Merkel ha fatto solo gli interessi tedeschi?
La Merkel ha fatto prevalentemente gli interessi tedeschi perché è ritornato il principio di nazione.
Adesso, dopo i fatti di Colonia, la stessa Merkel chiede aiuto. Non è un po’ tardi?
No, non chiede aiuto a tutti: fa un appello alla solidarietà che è quasi etica, morale, di comprensione.
Sono
parole dice, parole inutili. Ma Schengen sembra non reggere più, quasi
non ci crede più nessuno, proprio a partire dai paesi del Nord. È da lì
che comincia il crollo dell’Europa?
Sì, ma non è che cominci da
questo. Già con i lunghi anni della commissione Barroso il potere si è
spostato dagli organi comunitari ai paesi. Applicando questa dura
posizione su Schengen hanno cominciato a dare dei colpi molto gravi
all’Europa perché Schengen, con la libertà di circolazione, è il simbolo
dell’Europa.
Ma c’è anche un fatto culturale dietro questo fallimento?
Beh, c’è una scelta politica di ri-nazionalizzare tutte le decisioni.
È d’accordo con Napolitano: se salta Schengen salta tutto, il senso dell’Europa non c’è più?
Beh, a tutto si può sempre rimediare...
Senza esercito, senza politica estera e solo con l’Euro: ma che cosa resta dell’Europa dei popoli pensata dai padri fondatori?
Resta
poco. Però tutti sapevano che esercito e politica estera sarebbero
arrivati dopo, perché sono veramente l’ultima parte del concetto di
stato. E poi la moneta non è solo una roba economica.
Kissinger
dice: «L’Europa è un gigante economico, un nano politico e un verme
militare». Si lega un po’ a quello che stiamo dicendo?
Beh, verme
militare... Si è mantenuta la Nato come era prima, quando c’era il
problema dell’Unione Sovietica. La Nato offre un ombrello totale
all’Europa e gli europei dicono: perché dobbiamo spendere per
l’esercito, quando ci sono gli americani che hanno basi dappertutto.
L’autonomia è sempre più lontana…
Ma certo, però questo non è solo un problema europeo, ma di rapporto tra Europa e Stati Uniti.
Ma perché è così difficile oggi sentirsi europei?
Dipende, non è che il sentimento europeo sia crollato del tutto.
Però i popoli sembrano più consapevoli dei governanti che così non si va da nessuna parte. Mancano i leader?
Oggi
l’Europa non è più come la chiamavo io dieci anni fa una “unione di
minoranze” in cui nessuno prevaricava, oggi c’è la Germania che nei
Consigli europei detta la regola. Ma questa non è leadership, perché
leadership vuol dire rendersi conto dei problemi di tutti. Gli americani
finita la guerra hanno fatto il piano Marshall non perché facevano la
carità cristiana ma perché intelligentemente capivano che dovevano
comandare un gruppo forte, essere leader di un gruppo forte, la Germania
non si rende conto di questo.
Ma lei ne vede di leader all’orizzonte in Europa?
No, non ne vedo.
Però, la Germania alimenta la rottura perché predica l’Unione ma poi fa accordi bilaterali sul gas con la Russia. E allora?
Questo
è un fatto gravissimo che io solo ho denunciato già sei mesi fa. C’è
una tensione forte sull’Ucraina fra Ue e Russia. La Germania non ne vuol
sapere di attenuare le tensioni e fa con la Russia il più grande
accordo economico sul gas.
Il massimo della contraddizione politica, gli interessi nazionali e basta!
Non solo, ma che cambia il futuro dell’energia europea perché tutta l’energia arriverà dalla Russia attraverso la Germania.
E quindi lì c’è il rubinetto!
Non
solo, perché di gasdotti ne abbiamo già anche troppi. Il gasdotto del
nord, quello che verrebbe raddoppiato, oggi lavora al 30% della
capacità. Ma allora si vuole tagliar fuori e chiudere i gasdotti che
passano attraverso l’Ucraina. Ma siamo matti! L’ho proposto mille volte e
insisto: bisogna fare una società comune Europa-Russia-Ucraina, per
regolare i gasdotti che passano attraverso l’Ucraina.
E quindi bisogna intanto togliere le sanzioni alla Russia?
Quelle non bisognava neanche metterle!
A
proposito di queste rotture la Francia ha preso un’iniziativa militare
in Siria, ma l’Europa non l'ha seguita. Un altro segno che ognuno si fa
gli affari suoi?
Qui mi permetta di essere paradossale, ma cosa
succede in questa Europa in cui le Nazioni ritornano a dominare? La
Germania si è assunta il ruolo di presidente del Consiglio e Ministro
dell’Economia; la Francia, che è in una debolezza estrema, fa il
Ministro della Difesa, però lo fa senza accordi. Dopodiché chiede
solidarietà, che in alcuni casi si può anche dare proprio perché c'è
tutta questa storia comune, ma la solidarietà va contrattata!
Sembra
che l’Europa possa reggere solo quando c’è lo sviluppo, ma non ha
strumenti e valori per affrontare le crisi politiche ed economiche. È
così?
La crisi è una spinta che tira, ma non è che la crisi non
faccia pensare, la crisi può essere una molla. Sull’Europa di lungo
periodo sono ottimista, nel senso che se siamo divisi, siamo finiti.
Agli studenti faccio sempre questo paragone: nel Rinascimento gli Stati
italiani erano i più bravi di tutti in qualsiasi campo, banca guerra,
tutto; poi è venuta la prima globalizzazione, cioè la scoperta
dell’America, e non si sono uniti. Il risultato è stato che sono
scomparsi dalla carta geografica per tre secoli e mezzo perché nessuno
Stato era grande abbastanza per fare le caravelle, costruire le nuove
navi. Ora è la stessa cosa: le nuove caravelle sono le grandi reti che
girano attorno al mondo e lo circondano, sono Google, sono Apple,
Alibaba, e sono tutte americane e cinesi. Se andiamo avanti così noi
scompariamo e quindi io sono ottimista perché a un certo momento ci sarà
una reazione.
De Gaulle diceva che l’Europa o va dall’Atlantico agli Urali oppure non va, quindi dev’essere un Europa con la Russia?
Dev’essere
un’Europa in accordo con la Russia, un’unità con la Russia. La Russia
membro dell’Unione è impensabile, perché dopo vi sarebbero due capitali,
perché la Russia guarda anche all’Asia, perché la Russia ha una
dimensione enorme. Quindi il nostro destino dev'essere un accordo con la
Russia, ma non certo un’unione con la Russia.
Ma gli Stati Uniti
sembrano sempre più lontani dall’Europa, basta pensare all’ultimo
discorso di Obama. Insomma in prospettiva Putin è un punto di stabilità
anche per l’Europa o no?
Guardi, gli Stati Uniti sono in una
stranissima situazione psicologica con l’Europa. Nelle università
americane si studia sempre meno l’Europa, si chiudono i centri di studi
europei. C’è questa strana situazione un po’ perché tutto si sposta
verso la Cina, un po’ perché è ritornata fuori la Russia, l’attenzione
per l’Europa viene meno anche perché la pensano scontata.
Lei
presidente è stato il leader europeo comunque che più di ogni altro ha
voluto l’Europa a 28, cioè un’Europa unita e senza guerre? Ha sognato
una cosa impossibile? Ha fatto un errore forse di velocità?
Ma no, forse avrei dovuto essere un po’ più veloce (ride, ndr).
Più veloce?
Lei
pensi se la Polonia o l’Ungheria fossero come l’Ucraina. Se lasciavamo
questi Paesi in balìa di nessuno... sarebbe (stato un disastro).
Mi sembra, per parlaci chiaro e chiudere, che lei comincia ad avere grandissimi dubbi sull’Europa come è diventata.
Certo,
la stupidità umana più far finire tutti i più grandi progetti. In
questo momento c’è uno scatenamento di stupidità, come se i piccoli
Paesi, o anche i grandi, possano fare da soli nel mondo. Neanche la
grande Germania lo può fare.
E quindi questa Europa che c'è oggi è destinata a morire così?
Se
sta così è in mezzo al guado. Il problema è che dobbiamo andare
sull’altra sponda; dobbiamo far più Europa, se no, come ho detto prima,
scompariamo dalla faccia della terra.