il manifesto 29.1.16
Sì degli italiani a canne e nozze gay
Eurispes. Il Rapporto 2016 descrive un’Italia cattolica ma non praticante. E molto libertaria
Il
48,7% è favorevole al matrimonio omosessuale, il 47,1% alla marijuana
libera, il 38,5% all’utero in affitto, il 60% all’eutanasia
di Eleonora Martini
Sono
credenti praticanti ma solo per le feste comandate, si dividono sulla
comunione ai divorziati e sul celibato sacerdotale ma sono sempre meno
disposti a versare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, credono
sempre più (ma non ancora in maggioranza) che il Vaticano interferisca
troppo sui diritti civili e questioni come aborto, fine vita,
fecondazione assistita, scuola privata, e omosessualità, non
inorridiscono davanti al matrimonio gay e sono sempre più possibilisti
riguardo la legalizzazione dell’eutanasia ma sono ancora scettici
sull’adozione di bambini per le coppie dello stesso sesso. Considerano
invece legittima la pratica dell’«utero in affitto» e sono favorevoli
all’uso della pillola abortiva Ru486, al testamento biologico, alla
liberalizzazione della cannabis.
Confidano in Papa Francesco ma
con meno fervore di prima ma sono fiduciosi anche nelle forze
dell’ordine, in particolare nella polizia, e soprattutto nel governo
Renzi che acquista dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno
arrivando al 28,6% dei consensi. E naturalmente sono iperconnessi anche
se ancora incollati alla televisione per tenersi “aggiornati”, in
simbiosi con il telefonino e sempre più dipendenti da Whatsapp. Sono gli
italiani, almeno stando al Rapporto 2016 di Eurispes.
Spiega il
presidente Gian Maria Fara, che «l’invidia è il vizio che blocca
l’Italia. Una vera e propria “sindrome del Palio” che non ci permette di
trasformare la nostra potenza in energia». Ma non sono gli unici freni,
secondo l’Eurispes: c’è «la burocrazia e la iperproduzione di norme,
leggi e disposizioni che trattengono la crescita e mortificano spesso
l’ingegno degli spiriti migliori», e c’è «l’incapacità della società
italiana di “fare sistema”: non più la società liquida descritta da
Bauman, ma una società “evanescente” nella quale ognuno pensa a se
stesso e che non riesce ad elaborare un progetto complessivo». Deve
essere anche per questo che è sempre meno netto il rapporto degli
italiani con la propria fede. Anche se sui diritti civili le idee stanno
cominciando a schiarirsi.
Secondo i sondaggi Eurispes, il 71,1%
si dichiara cattolico credente ma solo il 25,4% è praticante (al
massimo, per il 31%, va in chiesa per le principali festività, e per il
21,1% solo in occasione di battesimi, matrimoni e funerali). Ma chi è
credente in cosa crede esattamente? Il 75,2% nella vita eterna dopo la
morte, il 73,2% ai miracoli, il 59,6% a Paradiso e Inferno e il 56,6% ad
angeli e demoni. Praticanti o no che siano, gli italiani si dividono
sul celibato dei preti (favorevole il 51,6%), sulla comunione ai
divorziati (sì dal 50,1%) e sulle donne a celebrare messa (il 50,7%). Il
55,4% dice no all’8 per mille per finanziare la Santa sede, anche se
nel 2015 il 37% dei contribuenti ha scelto esplicitamente di devolverlo
alla Chiesa cattolica (oltre un miliardo di euro di contributi). Infine,
l’81,6% ritiene che Bergoglio abbia ridato slancio alla Chiesa ma
l’anno scorso erano l’89,6%.
Riguardo il rapporto tra Stato e
Chiesa: il 40,6% della popolazione italiana giudica eccessiva
l’interferenza ecclesiastica sulle questioni etiche (il 37,1% su quelle
socio-politiche come scuola pubblica o privata, economia, ecc.), il
35,2% ritiene che la Chiesa intervenga nella giusta misura (il 31% lo
pensa per quelle politiche) e solo l’8,9% crede che non sia ancora
sufficiente (il 14,6% per le politiche sociali). È interessante notare
l’appartenenza politica di coloro che considerano appropriata la
presenza della Chiesa nel dibattito sulle questioni socio-politiche: il
41,2% appartiene al centrosinistra.
Se poi si entra nel merito dei
temi più dibattuti attualmente, l’Eurispes rivela che è favorevole alla
tutela giuridica delle coppie di fatto, anche omosessuali, il 67,6%
degli italiani, in aumento rispetto al 2015 (64,4%) ma con valori
inferiori a quelli registrati nel 2014 (78,6%). Favorevole al matrimonio
gay il 47,8%, in aumento del 7% rispetto al 2015, mentre solo il 29% si
dice d’accordo con la possibilità per le coppie omoaffettive di
adottare figli.
La gestazione per altri è considerata pratica
legittima invece per un numero più alto di italiani: il 38,5%, ma erano
il 49,8% nel 2015. Sale il consenso per la pillola abortiva Ru486 (dal
58,1% dell’anno scorso al 61,3% attuale), per il testamento biologico
(che passa dal 67,5% del 2015 al 71,6% del 2016), per la legalizzazione
di hashish e marijuana (dal 33% al 47,1%) e per la legalizzazione
dell’eutanasia e del suicidio assistito (a favore, ma solo in presenza
di malattie terminali, il 60%, ben il 4,8% in più rispetto al 2015). La
prostituzione perde invece consensi (dal 65,5% al 57,7%). Qualcuno
avvisi il Parlamento.