il manifesto 27.1.16
L’importanza di chiamarsi Marino. Ma è Estella
Roma/Primarie
Pd. Minoranza alla ricerca di un candidato contro Giachetti. Spunta
l'ex assessora all'ambiente, la più votata alle scorse comunali
di Daniela Preziosi
C’è
il nome di Marino nelle primarie del Pd: ma è una donna. L’ipotesi di
candidare contro Roberto Giachetti la quarantenne ingegnera ed ex
assessora all’ambiente Estella Marino circola da giorni nel Pd romano di
rito ’mariniano’, e cioè quello che non ha mai digerito la
defenestrazione del sindaco, che è andato in piazza a sostenerlo e che
sabato scorso è salito sul palco del teatro Brancaccio a dire ad alta
voce che la rottura del centrosinistra è un disastro per la Capitale. E a
dire pure, ma a voce più bassa in platea, che in Giachetti non si
riconosce. Quest’area del Pd, minoranza cuperlian-bersaniana ma non
solo, avrebbe votato volentieri Marino, nel senso di Ignazio, a patto di
non rompere con il Pd. Contenti tutti: anche Giachetti avrebbe voluto
il chirurgo, considerato un avversario facile, come sparring partner dei
gazebo. Ma l’ex sindaco venerdì ha spiegato a Repubblica che comunque
non si candiderà alle primarie Pd. Per la stessa ragione sarebbe già
sfumata l’ipotesi dell’ex ministro Bray, caldeggiata da D’Alema, ma
fuori dalle primarie: chi lo sostiene finirebbe per mettersi fuori dal
partito. E la minoranza Pd, o meglio il suo ceto politico, non vuole
fare il grande salto, almeno non al buio.
A questo punto nella
minoranza dem si è fatta largo l’ipotesi di non candidare nessuno:
meglio far saltare le primarie che offrire volontari a perdere.
L’ipotesi però non convince tutti. Perché senza un area di riferimento
per i non renziani il posto in lista si trasformerebbe in un rodeo.
Meglio avercelo, un nome, anche perdente, che comunque se la giochi
pescando nell’area degli scontenti, parlando agli ex alleati di
sinistra, magari apprezzando qualcuna delle proposte lanciate da Stefano
Fassina al Pd (oggi il commissario dem Orfini e il coordinatore di Sel
Paolo Cento si incontrano, ma le possibilità di rifare l’alleanza sono
pari a zero). Meglio se fosse una donna. Meglio ancora se, come recita
la biografia istituzionale di Estella Marino, «con 9.221 preferenze è
risultato il consigliere comunale del Pd più votato della Capitale». E
se poi qualche malalingua sostiene che la metà di questi voti le sono
arrivati perché si chiamava come l’omonimo candidato sindaco, vuol dire
che finirà bene come la commedia di Oscar Wilde: l’importanza di
chiamarsi Marino.