il manifesto 24.1.16
Spagna, i socialisti spiazzati da Iglesias
Madrid.
L’iniziativa del leader di Podemos dal re giudicata «un ricatto» dalla
direzione del Psoe. Il segretario Sanchez pronto ad assumere l’incarico
ma il suo partito insiste: Rajoy dovrebbe precederlo
di Massimo Serafini, Marina Turi
MADRID
Il
tentativo delle destre, Partito popolare e Ciudadanos, di risolvere la
crisi politica in cui versa la Spagna, costringendo il Partito
socialista in un governo di larghe intese, è stato terremotato dalla
proposta di Podemos di dar vita a un’intesa di governo fra Psoe, Podemos
e Izquierda Unida, guidato dal socialista Sanchez, con Iglesias come
suo vice.
L’iniziativa ha letteralmente scompaginato il quadro
politico spagnolo e Podemos, che appariva isolato, è ora il principale
protagonista di una possibile soluzione della crisi politica, apertasi
con il voto del 20 dicembre scorso.
La proposta, che evoca una
soluzione simile a quella realizzata in Portogallo, non era stata
concordata con i socialisti, e se da una parte ha obbligato Rajoy a
rinunciare a sottoporsi a un voto di investitura il 28 di gennaio, ha
spiazzato il Psoe, che ieri, dopo aver riunito a Madrid la direzione, ha
cercato di prendere tempo, molto infastidito dall’iniziativa di
Podemos.
Il confronto fra le due forze politiche per verificare la
fattibilità della proposta non solo non è iniziato, ma per il momento
non si vede neanche all’orizzonte, anche se Izquierda unida attraverso
Garzon ha già espresso la propria disponibilità, confidando nella
sincerità dell’offerta, escludendo tatticismi e ricordando che una
maggioranza sociale non perdonerebbe il non provarci. Ma mentre Pedro
Sanchez ha scritto al re precisando di non potersi sottrarre alla
responsabilità di una investitura a stretto giro– un atto dovuto — la
direzione del suo partito fa notare in un comunicato che «il re sta
procedendo a un secondo giro di consultazioni che dovrebbe partire con
un incarico per formare il governo a una persona proposta dal primo
partito della Camera», cioè il Pp.
Non solo. Per dare una
possibilità a questo tentativo, si specifica che nel frattempo «il Psoe
non avvierà trattative con altre forze politiche per una alternativa di
governo stabile». L’aggiunta che segue è significativa perché pur senza
citarla si riferisce alla proposta del leader di Podemos: i socialisti —
prosegue il comunicato — si sentono «ancor meno» coinvolti nelle
trattative per l’alternativa di governo «quando queste soluzioni si
danno sotto ricatto e anteponendo gli interessi di partito a quelli dei
cittadini».
Per il resto il comunicato è molto duro contro Rajoy,
che alla prima occasione — l’incontro di Iglesias con re Felipe VI, al
quale ha riferito a sorpresa la sua proposta di governo — si è ritirato
dall’agone sottraendosi «al suo obbligo costituzionale di accettare
l’incarico», un gesto giudicato «inaccettabile», arrivando a descrivere
un clima politico di «utilizzazione partitica delle istituzioni» e di
«rottura delle regole democratiche come mai si era visto nella nostra
storia democratica». Il Psoe dice che proseguirà il dialogo «con tutte
le forze politiche» ma si riserva di valutarne la concretezza dei
progetti, «che non siano tattici, dettati da interessi di partito o
imposizioni unilaterali».
Il percorso per arrivare al governo del
«cambio» per il momento sembra tutto in salita. Al di là del passo falso
— o troppo lungo — di Iglesias e al netto degli equilibri di potere al
vertice del partito socialista, mentre sulle problematiche sociali le
distanze fra Psoe, Podemos e Izquierda unida sembrano essere poche,
almeno sbirciando i programmi dei tre partiti, e quindi l’intesa
sembrerebbe più che fattibile, il confronto diventa decisamente più
difficoltoso quando si va a verificare se c’è una volontà comune di
mettere in discussione quelle politiche di austerità su cui da Bruxelles
sono giunti due pesanti moniti, con richieste di nuovi cospicui tagli.
Le
difficoltà dell’intesa aumentano poi quando si passa alle riforme
costituzionali, cioè alle proposte di Podemos di inserire nel nuovo
patto costituzionale i diritti sociali come la casa, l’istruzione e la
sanità pubbliche e il lavoro, una riforma della legge elettorale e della
giustizia e la fine della porta girevole, grazie alla quale spesso i
ministri al termine del loro mandato diventavano membri di consigli di
amministrazione di grandi imprese.
Infine il punto più spinoso, e
cioè il riconoscimento della plurinazionalità della Spagna come
soluzione immediata del problema catalano. C’è uno scenario dove si
intersecano questioni sociali e questioni nazionali. Al centro, un nuovo
progetto di paese che reclama uno stato federale e l’inizio di un
processo costituente.
Le responsabilità di una rottura sono ora tutte sulle spalle del Psoe.