il manifesto 23.1.16
Addio Memoriale degli italiani
Giornata
della Memoria. Il direttore del museo di Auschwitz dopo un preciso
ultimatum ha dato l'ordine di smantellare l'opera d'arte del Blocco 21
inaugurata nel 1980 dedicata agli italiani deportati e morti
di Beatrice Andreose
Quando
Luigi Nono compose la sua opera per il Memoriale italiano che nel 1980
venne inaugurato ad Auschwitz, la commentò in questo modo «Non è una
musica facile. È una musica dolorosa. L’unico consiglio che mi sento di
darvi prima dell’ascolto: spegnete la luce, massimo silenzio, chiudete
gli occhi». Un silenzio accorato, certo non quello dell’abbandono in cui
versano le stanze che ospitavano l’opera e che da qualche mese si
presentano ormai desolatamente vuote. Cancello sbarrato e memoria
calpestata, dunque, per i nostri connazionali deportati e morti ad
Auschwitz. Sino al 2011 i visitatori potevano visitare l’opera
realizzata da alcuni tra i più importanti nomi della cultura italiana
del Novecento tra cui gli architetti dello studio milanese BBPR
(Lodovico Belgiojoso, Ernesto Rogers, Enrico Peressutti e Gian Luigi
Banfi) che avevano lavorato assieme a Primo Levi per i testi, Pupino
Samonà per i dipinti, Nelo Risi per la regia e Luigi Nono per le
musiche. Una morte lungamente annunciata, quella del Memoriale italiano.
L’ultimo capitolo è dell’aprile 2014 quando il direttore del Museo
Statale di Auschwitz-Birkenau Dr Piotr M.A.Cywinski nella sua missiva
all’Aned (l’Associazione degli ex deportati nei campi nazisti che del
memoriale è titolare) e all’Ambasciatore d’Italia a Varsavia Riccardo
Guariglia intimava un vero e proprio ultimatum per lo smontaggio del
Memoriale dal Blocco 21. Chiedeva in modo perentorio una nuova
installazione più conforme alle disposizioni definite dal Consiglio
internazionale di Auschwitz. In sostanza il revisionismo polacco
chiedeva che la Shoah oscurasse l’antifascismo esigendo che venissero
rimossi i simboli comunisti e quella falce e martello che il Parlamento
dal 2009 aveva messo fuori legge. L’accusa era che si trattava di
«un’opera d’arte fine a se stessa, priva di valore educativo». Poco
graditi soprattutto il racconto dell’ascesa del nazi– fascismo, del
collaborazionismo, del razzismo di Stato, del ruolo delle multinazionali
tedesche (soprattutto la Bayer). Per la Polonia era inopportuno
ricordare oltre all’olocausto ebreo anche quello dei prigionieri
politici comunisti, degli omosessuali, dei rom e dei disabili che
trovarono la morte ad Auschwitz. E così, tra il silenzio ed il
disinteresse assordanti dei governi italiani che si sono succeduti dal
2007 ad oggi e dopo anni di resistenze solitarie prima dell’Aned, poi
del mondo accademico e artistico italiano capeggiato dall’Accademia di
Belle Arti di Brera, nel maggio di quest’anno i tecnici e i restauratori
dell’Istituto Centrale del Restauro e dell’Opificio delle Pietre Dure
hanno smontato l’opera per trasferirla nello spazio Ex3 del quartiere
Gavinana a Firenze, destinato a diventare Polo della memoria e centro di
un museo diffuso sulla deportazione.
«Mai avrei voluto vedere le
immagini dei restauratori che smontano pezzo per pezzo il Memoriale
italiano – commenta Dario Venegoni, presidente ANED — Ricordo ancora lo
sforzo immane da noi sostenuto quasi 40 anni fa per progettare,
finanziare e allestire quell’opera nel Blocco 21 del campo; ricordo la
generale commozione il giorno dell’inaugurazione, a cui io ero presente
con mia madre ed un centinaio di altri ex deportati e familiari giunti
appositamente dall’Italia. Che l’opera alla quale hanno lavorato così
illustri autori sia smontata fa male al cuore. Nonostante ciò
nell’aprile 2005 abbiamo raggiunto un accordo per il suo spostamento a
Firenze, il pericolo era che venisse chiuso e disperso» conclude
rispondendo così ad alcune critiche di cedimento rivolte da più parti
all’Aned. A battersi per la conservazione in loco del memoriale anche
l’arch. Gregorio Carboni Maestri autore nel 2013, assieme all’arch.
Emanuela Nolfo, del progetto Glossa che proponeva una nuova
contestualizzazione del Memoriale». Auschwitz, svuotata di qualsiasi
contenuto politico, secondo Primo Levi è un luogo tragicamente destinato
a diventare inutile, perché non spiega alle nuove generazioni alcunché.
Diventa solo «un tragico evento». Questo evento — spiega Carboni
Maestri– è fatto invece da elementi precisi, che vanno analizzati e
compresi, uscendo dalla balla dell’uomo malvagio che ha ipnotizzano una
nazione e ucciso milioni di vittime per il semplice gusto di farlo. Ad
Auschwitz va spiegato da dove veniamo e verso dove andremo, da cosa
nasce la barbarie. E la barbarie nasce solo da un elemento: dalla
sconfitta del mondo del lavoro, come intuì Rosa Luxembourg. Quella
vicenda ne fu la prova, oggi ne vediamo la tragica conferma, giorno dopo
giorno. La storiografia di regime odierna preferisce una narrativa di
Auschwitz alla «Schindler List», manichea e ingenua, con un «cattivo»
(Hitler) e delle «vittime inerti» (i soli ebrei, «apatici») in modo che
nessuno capisca, in definitiva, alcunché uscendo da quel campo di
sterminio. Solo scossi dall’orrore, per poi essere incapaci di vedere
l’orrore odierno o i possibili Auschwitz futuri. In modo che nessuno
capisca che il nazifascismo nacque (e rinascerà) dalla sconfitta del
mondo operaio, che lo stesso fu sconfitto solo dalla lotta vittoriosa di
milioni di sovietici, dalle lotte dei partigiani, degli operai in
sciopero a Sesto, degli operai statunitensi e inglesi al di là e al di
qua dell’oceano che, soli, hanno sopportato lo sforzo di guerra in Regno
Unito e Stati Uniti». A battersi contro lo smantellamento anche
l’associazione Gherush92 che in una nota commenta «Al pari delle azioni
belliche che mirano alla demolizione di mausolei ed antichi monumenti,
anche le manipolazioni storico-politiche come la deportazione del nostro
Memoriale, possono disintegrare la memoria delle vittime del
Nazifascismo e della Shoà e abbandonare — come anziani archeologi a
difesa di antichi monumenti — i partigiani e i deportati e, con loro, la
Resistenza Italiana». Per vedere la storia del memoriale, il suo
smontaggio ed il trasferimento l’Aned da appuntamento il pomeriggio del
27 gennaio alla Casa della Memoria di Milano. Gherush92 invece propone
il 27 gennaio alle 10 al Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma la
conferenza «Come l’Armata Rossa liberò Auschwitz». Sarà presentato il
progetto «Auschwitz Liberation» e si analizzerà la liberazione del campo
di sterminio da parte dell’Armata Rossa.