il manifesto 13.1.16
Cisgiordania, uccisi altri tre palestinesi
Territori occupati. Uno avrebbe cercato di pugnalare un soldato
La
ministra degli esteri svedese Margot Wallstrom torna a protestare per
le "esecuzioni extragiudiziali" di palestinesi. Israele replica con
rabbia.
di Michele Giorgio
Oscurata da guerre,
crisi e attentati che sconvolgono la regione, messa ai margini da un
crescente disinteresse, la questione palestinese fa fatica a trovare
spazio nei media internazionali. Eppure il quadro politico è drammatico e
non si arresta lo stillicidio di vite umane che non è circoscritto
all’Intifada cominciata ad ottobre. Ieri in Cisgiordania i soldati
israeliani hanno ucciso altri tre palestinesi, uno dei quali, secondo il
portavoce dell’esercito, avrebbe cercato di pugnalare un militare.
Srour
Abu Srour, del campo profughi di Aida, è stato colpito al petto da un
proiettile sparato dai soldati durante la manifestazione di protesta
contro il raid delle forze israeliane in via al-Sahl a Beit Jala
(Betlemme). L’incursione è scattata dopo che colpi di pistola erano
stati esplosi contro un posto di blocco militare. A Beit Jala diversi
proprietari di negozi e ristoranti hanno denunciato devastazioni e
distruzioni ad opera dei soldati. Altri due giovani sono stati uccisi
nei pressi del villaggio di Beit Einun, vicino a Hebron, divenuto uno
dei principali teatri di scontro tra israeliani e palestinesi. Muhammad
Kawazba, di Sair, il villaggio dove vivevano quattro dei palestinesi
uccisi la scorsa settimana, avrebbe tentato di accoltellare un soldato.
Un secondo palestinese, Adnan al Mashni Halaika, 17 anni, di Shayoukh, è
stato colpito e ferito mortalmente. Secondo la versione delle forze
armate israeliane avrebbe portato Kawazba fino al bivio di Beit Einun
per compiere il suo attacco. Colpito in pieno petto, al Mashni è morto
in ospedale.
Dal mese di ottobre sono stati uccisi quasi 150
palestinesi (e oltre 20 israeliani e uno statunitense), 90 dei quali
descritti dalle autorità israeliane come assalitori. L’eliminazione
quasi sempre sul posto della maggior parte degli aggressori veri e
presunti – non pochi dei quali con meno di 18 anni – continua a generare
proteste e polemiche non solo da parte palestinese. La ministra degli
esteri svedese, Margot Wallstrom, in un dibattito parlamentare nel suo
Paese, ha invocato una indagine per determinare se Israele è colpevole
di “esecuzioni extragiudiziali”. Non è la prima volta che Wallstrom
solleva la questione della uccisione sommaria di palestinesi e
dell’occupazione militare israeliana che dura dal 1967. Lo scorso
novembre collegò gli attentati di Parigi all’insieme di frustrazioni
maturate in Medio Oriente, «non ultime quelle palestinesi». Immediata
anche ieri la reazione di Israele. «Con le sue dichiarazioni
irresponsabili e stravaganti la ministra degli esteri svedese dà
sostegno al terrorismo e incoraggia la violenza», ha protestato un
portavoce governativo.
Intanto prosegue l’interrogatorio
dell’attivista Ezra Nawi, del gruppo pacifista Taayush, arrestato
all’aerporto di Tel Aviv mentre si accingeva a lasciare Israele. Nawi è
accusato di aver passato all’Autorità nazionale palestinese informazioni
sui palestinesi che vendono le loro terre ai coloni israeliani in
Cisgiordania. Il caso rischia di aggravare la campagna contro le Ong e
associazioni di sinistra in corso da mesi.