il manifesto 13.1.16
Giachetti verso le primarie. E Vendola tiene unita Sel
Campidoglio. Minoranza Pd incerta fra Miccoli e Masini
di Daniela Preziosi
ROMA
Ore di preparativi per Roberto Giachetti. Ormai sembra deciso, anzi
rassegnato: su richiesta — pressante — di Renzi, il vicepresidente della
Camera si lancerà alle primarie del 6 marzo. Lo annuncerà entro la
direzione del 22 gennaio, e avrà il crisma del candidato preferito dal
segretario.
Così il Pd romano ha trovato il cavallo piazzato per
la corsa dei gazebo. E poi, soprattutto, per quella vera del
Campidoglio. Sulla quale il commissario Matteo Orfini ostenta
tranquillità perché, spiega, «i sondaggi ci danno la possibilità di
giocarcela, e fin qui siamo senza un candidato». Sottinteso: quando il
Pd avrà il suo nome e comincerà a muoversi tornerà definitivamente in
corsa contro i grillini.
In attesa che i sondaggi reagiscano
secondo le aspettative democratiche, la partita più delicata nel Pd
paradossalmente è un’altra. Riguarda la sinistra. Il crollo dei consensi
seguito al disastro della vicenda Marino consiglia il gruppo dirigente
di riportare i vendoliani nell’ovile delle primarie e di lì sul
candidato vincente. Ma Sel ufficialmente appoggia Stefano Fassina, ex Pd
oggi «alternativo» al Pd. Nel corso di una lunghissima riunione di
segreteria ieri pomeriggio Nichi Vendola ha ribadito la vicinanza dei
suoi all’ex viceministro, a cui pure in molti chiedono una correzione di
rotta fuori dall’enclave della sinistra tradizionale.
Così stando
le cose per il Pd l’unica strada utile a provocare un qualche
ripensamento, almeno in una parte di Sel, è candidare un nome che peschi
nell’area della sinistra. Sarà anche il messaggio unitario degli
amministratori municipali di Pd e Sel che il 23 gennaio si ritroveranno
al teatro Brancaccio.
Ma il nome ancora non c’è. Per essere un
ponte a sinistra dovrà essere scelto fra chi a suo tempo si è schierato
contro il commissario Orfini e a favore di Marino. Ma l’elenco è breve.
Il senatore dissenziente Walter Tocci ha detto chiaro di non essere
disponibile. La scelta cadrebbe fra Paolo Masini, renziano eterodosso,
soprattutto molto vicino a Nicola Zingaretti, a sua volta schieratissimo
a favore dell’alleanza con Sel; e Marco Miccoli, ex segretario del Pd
romano, molto combattivo contro Orfini e soprattutto l’unico dirigente
rimasto vicino a Marino.
Che resta ancora la vera incognita di
tutto il campo del centrosinistra: l’ex sindaco in queste ore continua a
mandare segnali della sua intenzione di candidarsi. Ma dal Pd, anche
quello che non gli ha voltato le spalle, la richiesta è un’altra: quella
di «mettersi a disposizione» della corsa alternativa alla maggioranza
renziana. Fra i papabili dem c’è anche Roberto Morassut, veltroniano,
vicino anche a Goffredo Bettini, ex assessore e da tempo «fustigatore»
del Pd romano e con un buon dialogo a sinistra (ieri sera, non a caso,
ha partecipato a una presentazione del libro del vendoliano Smeriglio);
ma la sua corsa indebolirebbe quella di Giachetti.
L’incognita
Marino pesa anche sulla sinistra. Che ieri appunto si è ricompattata su
Fassina grazie ad una lunga riunione al vertice in cui Vendola ha messo
sul piatto tutta la sua autorevolezza per fermare la faglia che si sta
aprendo nel partito da Milano a Torino, Bologna, Roma e Napoli. O, più
realisticamente per alleggerirne l’impatto. «Puntiamo tutto
sull’apertura del processo unitario di Sinistra italiana e sul
referendum costituzionale», è stato il ragionamento, «se Renzi
depoliticizza il voto delle amministrative, perché mai noi dovremmo
farne uno scontro fratricida?».
Così, spostando l’attenzione
principale sull’assemblea del nuovo soggetto, in cui ormai Sel-Sinistra
italiana ha il ruolo di locomotiva — il Prc non accetta di sciogliersi,
L’Altra Europa deciderà il 17 gennaio come partecipare all’appuntamento —
ieri Sel ha preparato il terreno l’ennesima quadra impossibile in
vistra dell’assemblea di sabato: nessuno sarà escluso dal processo
unitario a prescindere da come si sarà schierato alle amministrative,
anche nei luoghi in cui il conflitto interno è più aspro. Divisi ma
anche uniti, dunque. O viceversa.