il manifesto 10.1.16
Germania a due piazze
Colonia. Oltre
300 le denunce per molestie. Scontri a Colonia, la polizia disperde il
corteo degli xenofobi di Pegida. Ma nella città sul Reno manifestano per
i diritti moltissime donne: «Non ci userete per scopi politici o contro
gli immigrati». Merkel con la Cdu a Magonza prepara il giro di vite
sulle espulsioni ma non mette un tetto agli ingressi
di Sebastiano Canetta
COLONIA
I mob contrapposti di xenofobi e anti-razzisti. La demo delle
femministe contro la violenza sulle donne. E la «dichiarazione di
Magonza» di Angela Merkel che certifica il giro di vite sui migranti.
Nove
giorni dopo, le strade di Colonia tornano a riempirsi. Il sex mob
selvaggio fra la stazione e le vie del centro aveva trasformato la festa
di Capodanno in una vera e propria caccia alla donna. Protagonisti
gruppi di uomini fra i 15 e i 35 anni, spesso ubriachi, identificati
anche dall’etnia africana o mediorientale. Vittime decine di giovani
donne che hanno poi firmato oltre trecento denunce. Così la polizia di
Colonia è finita sul banco degli imputati per l’inerzia e la gestione
catastrofica dei giorni seguenti. Ieri nella metropoli sul Reno
l’inevitabile muro contro muro in piazza.
A Breslauer Platz
manifesta un migliaio di attivisti di Pegida e Pro-Köln «contro i
profughi stupratori e il lassismo del governo». In parallelo scendono in
piazza circa 500 antifascisti del movimento Colonia contro la Destra
tenuti a debita distanza da 1.700 poliziotti in assetto anti-sommossa.
Scontri tra forze dell’ordine e xenofobi dopo il lancio di bottiglie e
petardi contro il cordone della polizia che ha spento la manifestazione
con gli idranti. E si segnalano l’aggressione a tre agenti, un cameraman
e bengala alzo zero contro i cronisti della «stampa bugiarda».
Tutto
mentre in Renania-Palatinato la cancelliera sottoscrive la
«dichiarazione di Magonza» al termine del seminario Cdu. Alla base la
necessità di rimpatriare subito i migranti responsabili di reati — anche
senza la condanna a un minimo di due anni come previsto dalla legge
attuale — e l’obbligo per i profughi di firmare un accordo di
integrazione vincolante. «Abbiamo assistito a disgustose azioni
criminali. Bisogna inasprire le norme con provvedimenti più duri e
applicabili. Sono cambiamenti nell’interesse dei tedeschi e dei
migranti» argomenta Merkel.
Nel frattempo sulla scalinata del
duomo di Colonia un gruppo di femministe, armate di tamburi e
fischietti, chiede la «fine delle violenze sulle donne, solidarietà per
le vittime delle aggressioni di massa e punizione dei colpevoli», mentre
a poca distanza va in scena la contro-manifestazione di Köln gegen
Rechts per «impedire che gli attacchi di Capodanno vengano utilizzati
dai populisti per scopi politici» spiega la portavoce Sonja Ziegler,
aggiungendo: «La finta indignazone di Pegida & Co nasce negli
ambienti sessisti e serve a sfruttare l’indignazione — peraltro
comprensibile — per gli attacchi di San Silvestro e a instillare
atteggiamenti violenti contro tutti i migranti».
Nel mirino degli
antirazzisti, insieme agli xenofobi anche la polizia di Colonia, già
decapitata con il pensionamento anticipato del capo del presidio
Wolfgang Albers licenziato venerdì su pressione del ministero
dell’interno Thomas de Maizière (Cdu). «È uno scandalo che oggi a
manifestare siano gli stessi protagonisti della dimostrazione degli
Hooligan contro i salafiti (Hogesa) di ottobre 2014. E che la polizia
sia la medesima che diede agibilità ai razzisti» ricordano i militanti
di Köln gegen Rechts.
Con loro anche Joachen Ott, classe 1974,
leader del Spd di Colonia, preoccupato per la deriva estremista che
ormai travolge anche il suo partito. Proprio l’Spd a livello federale
appare perfino più alle corde di Merkel che — in ogni caso – continua a
rifiutarsi di fissare un tetto nazionale all’ingresso di profughi nella
Bundesrepublik. Inchiodato a percentuali bersaniane nei sondaggi il
partito socialdemocratico abbandona la prudenza, provando a cavalcare il
fenomeno.
La svolta a destra Spd è certificata dal vice
cancelliere Sigmar Gabriel pronto a «esplorare fino in fondo tutte le
possibilità del diritto internazionale» nella repressione dei profughi
responsabili di reati. Da qui la sua ipotesi di «detenzione nei Paesi di
origine» e dell’aggressione «con tutte le forze» del fenomeno a cui
lavora la collega di partito Katarina Barley (di Colonia) che l’11
dicembre è stata eletta segretaria generale del Spd.
Tutti
leitmotiv fino a ieri utilizzati solo dai populisti di Alternative für
Deutschland, Pegida e Csu. Inequivocabile dimostrazione che il punto di
non ritorno, dopo la «notte dell’orrore» di Colonia, è stato
abbondantemente superato.
In questo clima gli estremisti di
Pro-Köln (declinazione locale dei nazionalisti di Pro-Deutschland)
tornano sotto i riflettori mirando alla pancia dei tedeschi. «Chi osa
parlare è sospeso e perde i diritti pensionistici, come sa bene il
nostro amico Wolfgang Palm, capo della polizia di Aquisgrana». E ancora:
«I profughi fanno quello che hanno fatto per secoli: saccheggiano,
rubano e prendono le donne delle altre tribù» è la fantasiosa quanto
pericolosa analisi — sempre più condivisa — di Michael Gabel, presidente
di Pro-Köln.
Intanto ieri il deputato Cdu di Colonia Bernd
Petelkau ha chiesto la testa anche del ministro dell’interno del
Nordreno-Vestfalia.