il manifesto 10.1.16
«La Polonia si orbanizza, attacco a migranti e media»
Intervista.
Danuta Przywara (Helsinki Foundation for Human Rights). L’Ong dell’89:
«Disattesa l’accoglienza. In pericolo ormai libertà d’espressione e
autonomia della giustizia». Walesa: pericolo guerra civile
di Giuseppe Sedia
VARSAVIA
Da Colonia a Varsavia il passo è breve. Il partito di estrema destra
Giustizia e libertà (PiS) è riuscito a trionfare alle elezioni di
novembre scorso anche grazie alla sua campagna contro i migranti «che
portano rischi di malattie o epidemie». E in questi giorni nessun modo
migliore per Jaroslaw Kaczynski quello di celebrare l’orbanizzazione
forzata della Polonia in un summit privato con Orbán. Un incontro di
cinque ore (con pranzo a base di trote e zuppa) in una modesta pensione
della cittadina polacca di Niedzica, appartenuta un tempo al Regno
d’Ungheria.
In attesa del dibattito in sede Ue sul processo di
orbanizacja della Polonia, in programma la settimana prossima, abbiamo
parlato con Danuta Przywara, presidente dell’Helsinki Foundation for
Human Rights (Hfhr), Ong fondata nel 1989, attiva sui diritti umani in
Polonia
Esiste un’agenda per l’integrazione degli immigrati a livello nazionale?
Alle
stato attuale non esiste nessun piano per l’integrazione degli
immigrati. Soltanto alle persone riconosciute come rifugiati viene
garantita la partecipazione ad un percorso annuale che include
insegnamento del polacco, formazione professionale e pagamento di un
sussidio. Secondo noi è ancora troppo poco. Sono anni che gli appelli
delle Ong e delle associazioni del territorio restano inascoltati. La
mancanza di un’offerta adeguata è stata criticata anche a novembre
scorso in un rapporto della Corte dei conti polacca.
Come le autorità locali si preparano ad accogliere i rifugiati e le loro famiglie?
Secondo
quanto riportato dalla stampa, soltanto 66 gminy sulle circa 2500
presenti nel paese (gminy è la più piccola unità di divisione
territoriale in Polonia ndr) si sono dichiarate disposte ad accogliere i
rifugiati. Purtroppo non siamo in grado di monitorare en passant le
iniziative delle autorità locali. Sappiamo ad esempio che
l’amministrazione comunale di Varsavia sta preparando un’offerta
coordinata a livello cittadino per agevolare l’integrazione dei
rifugiati.
C’è allarme sugli effetti della riforma dei media firmata questa settimana dal presidente della repubblica Duda?
Siamo
molto scettici nei confronti dei cambiamenti introdotti a Varsavia.
Dobbiamo ricordare che il Consiglio d’Europa e le altre organizzazioni
sui diritti civili postulano da sempre l’autonomia dei mezzi di
informazione pubblica. Le soluzioni proposte dal governo vanno in senso
opposto. Preoccupa ancora di più che la maggioranza ha più volte
ribadito che la riforma è soltanto il primo passo verso un processo di
trasformazione più ampio. A quel punto la stessa libertà d’espressione
sarebbe a rischio.
Duda ha rifiutato la nomina di tre giudici
della Corte costituzionale rifiutandosi di pubblicarne una sentenza
sulla gazzetta ufficiale. Fino a quando gli organi di giustizia saranno
capaci di auto-tutelarsi?
A dispetto dell’intenzioni del governo,
la Corte costituzionale è riuscita a evitare una paralisi totale. I
membri della corte hanno bocciato la riforma del proprio organo e hanno
emesso una sentenza che mira all’integrazione dei giudici che non sono
ancora riusciti a esercitare la propria funzione. La salvaguardia del
potere giudiziario in Polonia dipenderà anche dalle pressioni che
sapranno esercitare le organizzazioni internazionali e sovranazionali
sul nostro paese.
Quando allora è cominciata nella società polacca
la guerra “polsko-polska” (tra polacchi) che Lech Walesa ha definito
«guerra civile»)?
Le divisioni tra oppositori e fautori della
democrazia liberale è ormai in corso da almeno vent’anni. Purtroppo il
fossato si è scavato ancora di più nell’ultimo decennio da quando è il
dibattito è diventato dominio dei sostenitori dei due maggiori partiti
polacchi (PiS e Piattaforma civica ndr). E importante ricordare che
quasi la metà dei polacchi non è disposta a schierarsi da nessuna parte.
Alle ultime elezioni la frequenza alle urne è stata appena del 50,59%.
Il governo ha davvero pagato il risarcimento a Abu Zubaydah e Al Nashiri detenuti a Guantanamo dopo la sentenza a Strasburgo?
Ci
risulta che il governo abbiamo eseguito i pagamenti. Tuttavia, i punti
più importanti della sentenza emessa dalla Corte europea dei Diritti
dell’Uomo sono altri: l’obbligo di eseguire un’indagine adeguata sui
black sites della CIA in Masuria (l’inchiesta cominciata nel 2008 non si
è ancora conclusa ndr), e il tentativo di garantire incolumità
diplomatica ad Al Nashiri. L’HFHR sta monitorando la situazione dal
2008. Secondo quanto riferito da portavoce del Ministero degli esteri
polacco, il nostro governo ha inviate due note agli Stati Uniti nelle
quali viene richiesto di ottenere garanzie diplomatiche su Al Nashiri.
La parte americana avrebbe a sua volta trasmesso alle autorità
competenti le richieste della Polonia.
Quanto è cambiata la situazione dopo la vittoria del PiS alle politiche di ottobre 2015?
I
meccanismi di controllo di legittimità costituzionale rischiano di
essere liquidati, e anche l’equilibrio tra i tre poteri dello stato è a
rischio. Oltre alla riforma dei media, tra i cambiamenti «positivi» —
approvati dal governo in tempi da record, e senza una più ampia
consultazione -, non possiamo non citare l’abolizione del servizio
civile. La maggioranza sta anche lavorando alla riforma della polizia
nonché a un disegno di legge che mira a unificare le funzioni della
Procura generale con quelle del Ministero della giustizia