Corriere 8.1.16
Il secondo figlio ai cinesi una svolta positiva per tutti
Il cambiamento della politica di Pechino non ha ragioni soltanto economiche: da un lato si cerca di frenare il calo delle nascite e l’invecchiamento nazionale e dall’altro di rilanciare i consumi e gli investimenti
di Riccardo Franco Levi
Perdendo il 4 gennaio in un giorno solo oltre il 7 per cento, la Borsa di Shanghai ha trascinato con sé nella caduta i mercati azionari di tutto il mondo (Francoforte -4,28%, Milano -3,2%, Parigi -2,47%, Londra -2,39%, New York -1,51%). Non c’era bisogno di questa ulteriore conferma per capire quanto la Cina pesi sulle vicende internazionali con il rallentamento della propria crescita (dal 7 al 6,5 per cento secondo il prossimo piano quinquennale).
Da Pechino non dobbiamo, però, aspettarci solo venti contrari. Tra gli eventi e i fenomeni che accompagnano l’avvio del nuovo anno — alcuni incoraggianti, come l’accordo di Parigi sull’ambiente, altri minacciosi come il terrorismo di matrice islamica o, recentissimo, lo scontro tra Arabia Saudita e Iran — se ne sta dimenticando uno, destinato molto più di altri ad avere, nel tempo, profonde e positive ripercussioni sulle cose del mondo.
Dopo quasi quarant’anni, per il timore di vedere il proprio Paese diventare vecchio prima che ricco a causa dell’invecchiamento della popolazione e della crescente scarsità di forza lavoro, il Plenum del Comitato centrale del Partico comunista cinese, affidando la propria decisione a una sola riga di testo dell’agenzia di stampa Xinhua, ha abolito la politica che impediva alle coppie di avere più di un solo figlio.
Nessuno si aspetta un’improvvisa esplosione di nuove nascite. E non solo perché sulle culle cinesi continuerà a vigilare l’occhio dello Stato al quale le coppie dovranno continuare a chiedere il permesso prima di avere un figlio. Il numero dei figli per ogni donna in età fertile, oggi arrivato a un misero 1,8, ben al di sotto di quel 2,1 che garantisce l’equilibrio demografico, era già vistosamente calato prima dell’imposizione, nel 1979, ad appena tre anni dalla morte di Mao, della politica di un figlio solo. E l’autorizzazione ad avere un secondo figlio concessa nel 2013 nei casi in cui almeno uno dei genitori fosse figlio unico aveva prodotto un numero supplementare di nuove nascite decisamente inferiore al milione all’anno ipotizzato e sperato.
Del resto, in tutto il mondo, Sud-est asiatico compreso, alla crescita del benessere e dell’educazione si è normalmente accompagnato un calo delle nascite.
I numeri cinesi restano, tuttavia, di tutto rispetto se è vero che dalla nuova politica si aspettano tra i 2,8 e i 5,4 milioni di bambini in più ogni anno per i prossimi cinque anni. Niente male se si fa il confronto con i 16,9 milioni di bambini nati nel 2014.
Comunque vada, gli effetti delle nuove nascite si faranno sentire nel freno alla diminuzione e all’invecchiamento della popolazione, nella spesa, privata e pubblica, nei consumi e negli investimenti. Ne beneficeranno l’economia cinese e, di riflesso, quella del mondo intero, anche se calcolare di quanto e con che tempi è materia più da indovini che da economisti.
I frutti della nuova politica non si misureranno, tuttavia, nelle sole cifre dell’economia.
Via con il divieto al secondo figlio se ne potranno andare anche le pratiche, a volte orribili, tese a garantire la nascita di un bambino maschio e anche le mamme cinesi potranno finalmente dire «speriamo che sia femmina». E così verranno meno anche le ragioni che hanno dato luogo al fenomeno dell’acquisto dall’estero, in particolare dal Vietnam, delle «spose bambine» destinate a colmare il vuoto lasciato dalle donne cinesi mai nate.
A tutto questo, nel tempo, si aggiungerà, imponderabile e promettente, tutto ciò che potranno produrre la fine di un’oppressione statale spesso brutale, amministrata da un esercito di burocrati corrotti ed odiati e il nuovo spazio di libertà conquistato dalle famiglie.
Se il battito d’ali di una sola farfalla in Cina è in grado di produrre un uragano dall’altra parte del mondo, cosa potranno fare i battiti di decine di milioni di nuove farfalline?