Corriere 28.1.16
«Mostriamo i nudi persiani» Miniature, mosaici (e ironia)
La rivolta iraniana sui social contro la «censura» italiana
di Viviana Mazza
«Sono
sicuro che anche Rouhani è arrabbiato. Dopo tanto tempo, era finalmente
arrivato a Roma, pronto a vederne le bellezze, e questi italiani
gliel’hanno impedito», commenta divertito da Teheran Said Sadegh su
Twitter. «Con gli affari che ci sono in ballo non mi sarei stupito se
gli italiani avessero addirittura distrutto le statue», scrive in farsi
un altro utente che si identifica solo come H.
An che i social
media iraniani sono esplosi tra battute, parole critiche per la
«censura» delle statue nei Musei Capitolini, vignette (una delle quali
mostra la Monna Lisa con il velo di suora). Ma soprattutto, come ci
spiega uno studente, da un paio di giorni «il Facebook persiano è nudo».
Molti cioé stanno pubblicando le foto di statue, mosaici, miniature
presenti in città e musei del Paese (ma anche esportati all’estero) che
ritraggono donne e uomini senza veli.
C’è la statua di Ercole
scolpita nella montagna di Behistun, a Kermanshah, ai tempi dell’impero
seleucide: non indossa alcuna veste e tiene una coppa in mano (ma va
detto che dopo la rivoluzione islamica del 1979 qualcuno gli ha tagliato
il pene). C’è il dettaglio di una donna nuda e pensosa avvicinata da un
cavaliere vestito di tutto punto, dipinta sopra la porta di Casa
Borujerdi a Kashan. Ci sono gli affreschi della cattedrale armena di
Vank a Isfahan (qui i nudi comunque sono anime in pena all’inferno). «Se
gli ayatollah davvero non volessero vedere nudi è chiaro che opere come
queste non sarebbero esposte», scrive su Facebook una studentessa di
nome Setareh. Sulla sua pagina: una statuetta di terracotta maschile con
generosi attributi tenuta nel Palazzo Saadabad a Teheran e un mosaico
di stile greco-romano di una donna che suona l’arpa a seno scoperto
emerso da scavi a Bishapur. Setareh se la prende con il governo
italiano, accusandolo di trattare gli iraniani come «barbari incivili».
Altri
sono furiosi sia con Roma che con Teheran: in una lettera agli
italiani, le attiviste di «Stealthy Freedom» movimento dissidente che
promulga la libertà delle donne di scoprirsi i capelli, scrive che la
censura dei capolavori per compiacere la delegazione di Rouhani «offende
milioni di iraniane che rischiano la vita per cambiare le leggi
discriminatorie della Repubblica Islamica».
Sul fronte opposto,
anche gli ultraconservatori comunque sono arrabbiati: la ragione è
diversa, loro considerano un’offesa che l’incontro con Renzi si sia
tenuto ai piedi della statua di Marco Aurelio, «imperatore che sconfisse
gli iraniani», scrive l’agenzia Fars.
I più pragmatici, infine, si chiedono: «Ma perché fare la conferenza stampa proprio lì?».