Corriere 26.1.16
Chi decide per noi? Questo è il dilemma
Scena
1: il nostro Sé cosciente decide tra due o più opzioni, pratiche o
affettive (un’auto o un partner). Scena 2: il nostro Sé cosciente è solo
lo spettatore «in differita» di quelle decisioni, prese in precedenza
dall’inconscio. Pur propendendo per la prima, il filosofo Alfred R. Mele
cerca da tempo, tra queste due posizioni estreme (il libero arbitrio
assoluto e la sua assoluta assenza) tinte più sfumate: ricerca che si
affina ora nel libro (Liberi!, Carocci, traduzione di Tommaso Piazza,
pp. 112, e 10). È uno sguardo acuto ma a sua volta opinabile: se da un
lato Mele ha molte buone ragioni contro il determinismo hard di certe
neuroscienze (che liquiderebbe, col libero arbitrio, ogni responsabilità
morale o penale), dall’altro sembra spaventato, come molti filosofi,
proprio dalle acquisizioni neuroscientifiche circa il ridimensionarsi
del controllo cosciente sul comportamento (con conferme e correzioni di
Freud). Del resto, che il «lavoro sporco» venga svolto dal brulichio
neurale silente (fondato su consolidati schemi adattativi ma tanto più
efficace quanto più nutrito di «cultura») è un’insperata protezione:
come ricordava Giovanni Jervis, siamo «meno liberi» ma anche «meno
stupidi» di quanto crediamo.