Corriere 24.1.16
Al Portogallo serve uno sforzo di moderazione e realismo
di Paolo Lepri
S
arebbe stato sicuramente meglio, per l’immagine del nuovo governo
guidato da António Costa, se la sinistra portoghese non si fosse
presentata così frammentata alle elezioni presidenziali di oggi. Lo
stesso Partito socialista del primo ministro si è diviso tra vari nomi,
ma si è soprattutto rivelato incapace di scegliere tra il docente
universitario ed ex rettore dell’università di Lisbona, António Sampaio
da Nóvoa (sostenuto da un padre della patria come l’ex presidente Mario
Soares) e Maria de Belém Roseira, già ministra della salute. Non è stato
un bello spettacolo. Come se non bastasse, sono scesi in campo anche la
giovane eurodeputata Marisa Matias, per il Bloco de Esquerda e l’ex
sacerdote cattolico Edgar Silva, candidato dei comunisti. Sono queste le
due formazioni politiche che hanno contribuito alla svolta prodottasi
in novembre e che stanno assicurando la zoppicante sopravvivenza
dell’esecutivo anti-austerità.
Ma è anche vero che il possibile
successo (già al primo turno) del conservatore Marcelo Rebelo de Sousa,
popolare commentatore televisivo, potrebbe bilanciare la situazione
creatasi con la nascita di un governo che non ha ricevuto un’investitura
ampia dall’elettorato. Costa è però riuscito fino a questo momento a
realizzare un’impresa difficile. Sta governando, nonostante le
difficoltà. Un capo di Stato di centro-destra, in un regime
semi-presidenziale come quello portoghese, potrebbe se non altro creare
le condizioni per un raffreddamento del confronto politico. Sempre che
Rebelo de Sousa mantenga le promesse e agisca guardando agli interessi
di un Paese che non si può permettere una lunga stagione di instabilità.
Sciogliere le camere, come avrebbe fatto volentieri il suo predecessore
Anibal Cavaco Silva se avesse potuto, non sarebbe la risposta migliore.
L’Europa chiede alla sinistra e alla destra portoghesi uno sforzo di
moderazione.