Corriere 23.1.16
Victor Séjour
L’afroamericano che fece vacillare Pio IX
Per
quanto oggi quasi sconosciuto nel nostro Paese, lo scrittore Victor
Séjour (1817-1874) non era un personaggio irrilevante. Fu il primo
afroamericano a firmare con il suo nome un’opera di narrativa: il
racconto antischiavista intitolato Il mulatto, uscito a Parigi nel 1837.
E più tardi ebbe un ruolo anche nel Risorgimento italiano.
A
rievocare la vicenda, inserendola nel quadro delle lotte per la libertà
di metà Ottocento, è Elèna Mortara, docente di Letteratura americana
all’Università di Roma Tor Vergata, nel saggio Writing for Justice
(«Scrivere per la giustizia»), edito negli Stati Uniti da Dartmouth
College Press. Un libro che merita di essere presto tradotto in Italia,
anche perché direttamente collegato a un episodio avvenuto a Bologna.
Si
tratta del caso di Edgardo Mortara (fratello di una bisnonna
dell’autrice), il bambino ebreo che nel 1858 venne strappato alla
famiglia dalle autorità dello Stato pontificio: una domestica cattolica
aveva dichiarato di averlo battezzato e quindi per le leggi in vigore
andava educato nella fede cristiana. Il rapimento suscitò un enorme
scalpore e tra coloro che s’indignarono c’era anche Séjour.
Nato a
New Orleans da genitori liberi di colore, poi giunto al successo come
drammaturgo a Parigi, Séjour era un cattolico devoto, ma giudicava
inaccettabile una simile ferita inferta al valore della famiglia.
Scrisse così il lavoro teatrale La tireuse de cartes (in italiano
L’indovina), in cui la storia di Edgardo veniva riadattata al femminile:
ad essere rapita era una bambina, poi la madre faceva di tutto per
recuperarla. L’opera fu rappresentata per la prima volta a Parigi nel
dicembre 1859, poi in gennaio a Torino. E contribuì a indebolire la
posizione del papa Pio IX, che si era impuntato sul caso Mortara e
voleva conservare a tutti i costi il potere temporale.
Mulatto,
americano e francofono, Séjour aveva la vocazione di oltrepassare i
confini tra le culture: sposando la causa degli ebrei discriminati, nota
Elèna Mortara, seppe conferire una dimensione universale al suo
impegno, in sintonia con il moto di emancipazione, contro la schiavitù e
il pregiudizio, che andava allora imponendosi sulle due sponde
dell’Atlantico.