Corriere 22.1.16
Il governatore Rossi: Matteo chiarisca
La questione morale di Berlinguer è attuale
«Basta ambiguità, il Parlamento è un suk. Con il grande centro in tanti si allontanano»
intervista di Alessandro Trocino
ROMA
«Il Parlamento non diventi un suk. Il trasformismo è un male». Enrico
Rossi, presidente della Toscana, autocandidatosi a prossimo segretario
del Pd, lo dice chiaramente: Verdini non va bene.
Verdini è un nervo dolente per il Pd. I suoi voti scottano. Perché?
«Ma
perché è stato a lungo il braccio destro di Berlusconi, che ha
rappresentato la destra in questo Paese. Io non ce l’ho personalmente
con lui. Ma quelle dichiarazioni sull’affiliazione, poi».
Sono state smentite.
«Ma
resta singolare il suo ruolo. Attenti a non trovarsi troppo spesso più
d’accordo con i conservatori che con la sinistra. Alla lunga è
devastante per il Pd. E poi diciamo questo: se è vero che è auspicabile
che le riforme costituzionali siano votate anche da uno schieramento più
ampio, ora possiamo dire che quella fase si è conclusa. Il ciclo delle
riforme costituzionali è finito. Renzi sia veloce. È arrivato il momento
di fare chiarezza. Tolga dal campo ogni ambiguità e ricollochi il
partito nello spazio della sinistra e del centrosinistra».
La minoranza teme che la direzione sia un'altra. Cioè il partito della nazione.
«Se
permane quest’ambiguità, il rischio è far gravare sulla politica questo
clima di trasformismo, una pesantezza che non fa bene alla dialettica
democratica e alla credibilità della politica. Non solo».
Cos’altro ?
«Rischia
di allontanare dal Pd molte persone che si sentono di sinistra e che
credono che l’obiettivo non sia creare un grande centro ma tenere viva
una dialettica a sinistra».
In una sua dichiarazione, richiama la «questione morale» di Berlinguer.
«Il tema va usato con sobrietà. Va ripreso per quello che era: una denuncia forte dell’occupazione del potere».
È questo rischio c’è?
«Bisogna
guardarsene. La società è profondamente cambiata e non è predisposta ad
accettare una politica che invada tutto il potere. Poi Berlinguer
alludeva ai privilegi: che oggi, invece di contrarsi, si espandono.
Basti guardare la legge di stabilità: pare venir meno il tema della
progressività fiscale. Insomma, io credo che non sia opportuno
schiacciarsi troppo sull’esistenza e uno sguardo lungo possa aiutare
anche al pensiero critico. Ricordiamo la lezione di papa Francesco».
Tornando al tema dell’occupazione del potere.
«Un
partito non può essere tutto e solo governo. Serve un segretario che si
occupi anche della manutenzione del partito e della costruzione di un
pensiero che sia oltre la pratica di governo».
Speranza chiede un dibattito in Parlamento sulla questione Verdini.
«Non
entro nel merito della tecnica parlamentare. Diciamo che, in altri
tempi, ci sarebbe stato un partito. E forse servirebbe anche ora un
partito non tutto concentrato sul leader. Fa male anche a Renzi tra
l’altro. Un partito dev’essere una comunità, deve avere rapporti con i
corpi intermedi e la società».
Sull’Europa Renzi sta facendo la voce grossa.
«Anche
qui. Dico: giusto affermare che questa Europa è da cambiare, giusto
mettere in luce le contraddizioni, ma attenzione a non essere
risucchiati in un antieuropeismo che non è il nostro. Nasciamo come
partito che si batte per gli Stati Uniti d’Europa e per costruire
alleanze in quel senso. Teniamo lontana come la peste anche solo il
baluginìo di un’idea di Brexit, di antieuropeismo».