venerdì 22 gennaio 2016

Corriere 22.1.16
Il pericolo che corre l’Italia: migranti bloccati da noi senza varchi verso l’Europa
di Fiorenza Sarzanini

ROMA Il rischio per l’Italia è fin troppo evidente: tutti i migranti che arriveranno via mare rimarranno bloccati nel nostro Paese. Siamo infatti gli unici, insieme alla Grecia, a non poter chiudere uno dei confini più ampi, vale a dire il Mediterraneo. Ecco perché lunedì, durante la riunione dei ministri dell’Interno e della Giustizia che si svolgerà ad Amsterdam, il titolare del Viminale Angelino Alfano ribadirà che «la fine di Schengen rappresenterebbe la fine dell’Europa mentre cosa ben diversa è prevedere un rafforzamento dei controlli ai confini esterni dell’Unione che è il modo più efficace per salvare il trattato e dunque l’accordo tra gli Stati».
I segnali che arrivano in queste ore non appaiono affatto positivi. Da giorni numerosi Paesi hanno annunciato la decisione di bloccare gli ingressi liberi ai propri confini introducendo nuovamente il controllo dei documenti. Una misura per tentare di fermare un flusso migratorio che continua a crescere e cerca ogni strada possibile per arrivare in Europa. Si tratta di migliaia e migliaia di profughi, moltissime donne con bambini, che fuggono dalla Siria, ma anche da terre più lontane, martoriate dalle guerre e dalle persecuzioni. Persone che hanno diritto all’asilo politico, come del resto aveva riconosciuto nei mesi scorsi la cancelliera tedesca Angela Merkel, quando aveva invitato gli stranieri ad andare in Germania.
Una mossa ritenuta avventata sin da subito, che secondo gli analisti avrebbe spinto moltissimi profughi a mettersi in viaggio con il miraggio dell’accoglienza. L’Italia è stata certamente una delle mete privilegiate non soltanto da chi arrivava via terra, ma anche e soprattutto da chi ha scelto la via marittima. E adesso una nuova rotta rischia di aprirsi, anche prima che si decida di sospendere Schengen. È quella che passa per l’Albania e il Montenegro, strada alternativa che potrebbe essere scelta dagli scafisti per ricominciare a guadagnare sulla pelle dei disperati, proprio come avvenne quindici anni fa.
L’Italia chiederà dunque di mantenere aperti i valichi, puntando proprio sul rischio di un’invasione che non sarebbe in grado di sostenere. Perché, come ribadisce Alfano, «la norma che prevede di sospendere il trattato fino a due anni in caso di flusso straordinario è un tema che fu lasciato aperto con lungimiranza, ma avere questa clausola non significa che sia un bene adoperarla, soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo affrontando».
Il nodo non appare comunque facile da sciogliere, anche perché i rapporti dell’Italia con i partner europei e anche con la Commissione guidata da Jean-Claude Juncker attraversano una fase di grave difficoltà e non è affatto escluso che questa ipotesi di ripristinare i controlli rappresenti una forma di pressione nei nostri confronti proprio per cercare di ottenere collaborazione su altri dossier. O comunque di isolare il nostro Paese, proprio come è già accaduto quando è stato chiesto di rivedere l’accordo di Dublino o la distribuzione dei profughi.