giovedì 21 gennaio 2016

Corriere 21.1.16
Il volto patriottico della Comune parigina
di Marco Gervasoni

Raramente un evento storico di cosi breve durata — pochi mesi — ha prodotto tanta memoria e tanta storia come la Comune di Parigi: da Marx a Lenin, che crearono il mito della «dittatura del proletariato», agli anarchici, fino ai gauchiste del Sessantotto parigino, che vi videro l’immaginazione al potere. La Comune fu invece un incubo per liberali e conservatori, sconvolti dai pericoli della sovranità popolare. Fu poi quello un episodio che spinse le classi dirigenti dell’epoca, soprattutto i cattolici non solo francesi, a venire incontro alla «questione sociale».
Oggi la Comune ci interpella ancora su temi attuali, come il rapporto tra democrazia rappresentativa e cosiddetta democrazia diretta, o la legittimità del potere politico. Non a caso negli ultimi anni molti storici inglesi e statunitensi sono tornati a studiarla in una chiave estranea al marxismo.
Così pare anche il volume di Innocenzo Cervelli Le origini della Comune di Parigi (Viella, pp. 504, e 49), un lavoro ponderoso come gli studi storici di una volta e molto originale per almeno tre ragioni.
In primis è uno dei pochi studi importanti condotti da uno storico italiano su un tema che pure da subito coinvolse in diverso modo il nostro Paese — Garibaldi fu eletto come deputato di Parigi nell’Assemblea nazionale del 1871.
In secondo luogo, Cervelli studia le origini della Comune, prima della guerra civile vera e propria e della repressione del governo Thiers, con ventimila morti. Ma il prologo fa capire che la Comune sorse non tanto per cause sociali, secondo la lettura marxista, ma per patriottismo, rigettando l’armistizio con i prussiani deciso dal governo, e in seguito a un doppio choc psicologico e materiale, la sconfitta del Paese e il duro blocco di Parigi da parte nemica.
La terza novità sta nell’indagine sul ruolo svolto dal cancelliere prussiano Bismarck nel contribuire a determinare gli eventi. Last but not least , Cervelli rende nel racconto il pulsare vivente non dei soli leader principali, ma soprattutto del popolo di Parigi, con i suoi entusiasmi e le sue paure.