Corriere 20.1.16
Il Pd andrà alla conta sulle unioni civili
Cirinnà: si rischia lo sgambetto all’esecutivo
Martedì il confronto. In piazza i governatori di centrodestra contrari
di Alessandra Arachi
ROMA
Un’assemblea affollata e partecipata, come da tempo non si vedeva al
Senato. Il Pd ieri ha fatto i conti al suo interno sulle unioni civili e
martedì prossimo è deciso ad andare alla conta dei propri voti, prima
di arrivare alla verifica in Aula. «Sulla stepchild adoption votata a
scrutinio segreto è possibile uno sgambetto al governo Renzi», ha detto
ieri la senatrice Monica Cirinnà intervenuta a #Corrierelive per
difendere la legge che porta il suo nome.
Tommaso Labate e
Pierluigi Battista l’hanno incalzata, anche sulla costituzionalità del
testo, ma la senatrice Cirinnà ha difeso la sua legge, in ogni suo
articolo. Anche se la verità è che l’articolo 5, quello sulla
possibilità di adottare il figlio biologico del compagno, sembra sempre
più a rischio, proprio all’interno del Pd. All’assemblea di ieri c’è
stato chi, come Vannino Chiti, ha chiesto espressamente lo stralcio
dalla legge dell’articolo 5. O chi, come Emma Fattorini, ha proposto di
trovare una mediazione che ammorbidisca la stepchild adoption . O,
anche, Rosa Maria Di Giorgi che ha rilanciato una mediazione ancora più
forte che possa far stringere l’alleanza con Ncd, invece che con il
Movimento 5 Stelle.
La resa dai conti sarà martedì prossimo, lì
dove il senatore pd Francesco Verducci ha intenzione di difendere la
stepchild adoption proponendo di estendere a tutta l’Europa il reato di
utero in affitto. Ma non è detto che i conti tornino.
Gli animi
sono surriscaldati, da una parte e dall’altra. E se sabato prossimo
saranno pronti a riempire le piazze gli attivisti a favore del disegno
di legge Cirinnà, il prossimo 30 gennaio saranno invece sul piede di
guerra gli esponenti del Family day. «Nessuna piazza può ostacolare il
Parlamento. La piazza fa la piazza, il Parlamento il Parlamento», ha
detto ieri la senatrice Cirinnà a #Corrierelive .
Le piazze
tuttavia stanno cominciando a far discutere ancora prima di riempirsi.
Ieri è stato per primo il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, a
scatenare una vera e propria ridda di polemiche con la sua decisione di
partecipare al Family day con il gonfalone della Regione. «Not in my
name», gli ha intimato su Twitter il sottosegretario agli Esteri
Benedetto Della Vedova. A seguire Maroni ci ha pensato in Liguria il
governatore azzurro Giovanni Toti: anche lui ha annunciato ieri
l’intenzione di partecipare al Family day con il gonfalone della
Regione. E da Roma torna a far sentire la sua voce l’ex sindaco Ignazio
Marino: «Propongo una petizione perché il ddl sulle unioni civili venga
approvato senza modifiche. Perché l’amore conta». Lo ha scritto su
Facebook l’ex sindaco postando una foto che lo ritrae con la fascia
tricolore mentre il 28 gennaio del 2015 trascriveva nel registro
capitolino i matrimoni celebrati da cittadini romani in altri Paesi
dell’Unione Europea e del Nord America.