Corriere 20.1.16
Oggi verdiniani determinanti
Ultimo paletto dei bersaniani Il voto al Senato con il rebus numeri
La sinistra: attuazione del «listino», o no al referendum
di Dino Martirano
ROMA
Lo scorso 13 ottobre furono ben 179 i senatori favorevoli alla riforma
costituzionale del bicameralismo paritario. E oggi pomeriggio, alle
17.30, a Palazzo Madama ci sarà la conta più importante sul ddl
Renzi-Boschi perché stavolta — tra malattie in casa Pd e defezioni tra i
centristi — almeno una manciata dei 17 voti dei verdiniani di Ala (ex
Forza Italia) potrebbe essere determinante per il superamento della
maggioranza assoluta richiesta (161 voti).
L’ultimo passaggio a
Palazzo Madama della riforma del Senato si è consumato (dibattito di 25
ore, anche nella notte, 93 iscritti a parlare) con una maratona di
interventi del fronte del no che, tranne rare eccezioni, hanno prodotto
un effetto eco nell’aula semivuota nella quale erano comunque presenti
l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e il ministro delle Riforme
Maria Elena Boschi.
Per i verdiniani ha parlato forte e chiaro
Vincenzo D’Anna che, pur criticando nel merito la riforma, ha confermato
il voto favorevole degli ex azzurri perché «la partita oggi si gioca
non sul Senato ma sulla conferma o meno del governo Renzi». Invece l’ex
ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello (uscito dal Ncd) ha
confermato che questa legge un po’ gli appartiene ma alla fine lui e
suoi tre compagni di strada (Augello, Giovanardi e Compagna) non
parteciperanno al voto. Lo stesso farà Antonio Azzollini (Ncd). Nelle
file del Pd poi, si contano i malati (il senatore Sergio Zavoli si è
rotto una spalla dopo una brutta caduta) e le possibili defezioni della
sinistra interna (a ottobre votarono no Tocci e Mineo, che ora è uscito
dal Pd, e si astennero Casson e Tronti).
Ma la notizia buona per
il capogruppo Luigi Zanda arriva dal fronte dei bersaniani che
confermano il loro voto favorevole al ddl Renzi Boschi in questo ultimo
passaggio al Senato. Invece al referendum confermativo di ottobre,
l’atteggiamento della sinistra Pd che fa riferimento all’ex segretario
Bersani non è scontato: gli accordi con Renzi («Pacta sunt servanda»,
azzarda ora Miguel Gotor) prevedono infatti che entro questa legislatura
si approvi una leggina elettorale per il Senato che metta in condizione
l’elettore di segnare sulla scheda il nome del consigliere regionale
scelto perché ritenuto all’altezza di sedere nella nuova assemblea di
Palazzo Madama: «Il consiglio regionale decide in conformità con il
mandato dell’elettore», fu la formula di compromesso pensando di
utilizzare un «listino» o le preferenze sulla scheda.
E
stamattina, prima del voto in aula, i senatori dem Federico Fornaro,
Paolo Corsini e Maria Grazia Gatti presentano il disegno di legge per
regolare nel dettaglio l’elezione dei nuovi senatori: «Offriamo su un
piatto d’argento questa proposta a tutto il Pd perché può disinnescare
il principale argomento che hanno in mano i fautori del “no” alla
riforma. E cioè che i senatori sono dei nominati dall’alto...», spiega
Fornaro. Ovviamente, chiosa Gotor «in vista del referendum saremo
conseguenziali... Dipende molto dall’accoglienza che tutto il Pd vorrà
riservare a questa nostra proposta». In vista del referendum
confermativo si stanno muovendo anche i centristi guidati al Senato da
Mario Mauro che oggi presentano il loro comitato per il No.