Corriere 20.1.16
Verso l’intervento militare
L’Italia dovrà garantire la sicurezza a Tripoli
di Marco Galluzzo
ROMA
Quando e se decollerà una missione internazionale di stabilizzazione
della Libia, su richiesta del nuovo governo di unità nazionale, l’Italia
avrà sicuramente un compito centrale: è stata già trattata con gli
alleati una possibile suddivisione dei ruoli, l’Italia potrebbe avere il
comando della missione, in tutto i nostri militari impegnati dovrebbero
aggirarsi su 1.000 unità e fra gli altri avere il compito di garantire
la sicurezza della città di Tripoli.
Con o senza una cornice delle
Nazioni Unite, i piani di un intervento al ministero della Difesa sono
pronti da alcuni giorni e per ovvie ragioni secretati. Le poche cose che
filtrano dicono che il profilo del nostro impegno, in una logica di
supporto e non di supplenza delle forze locali, riguarderà tutte e tre
le nostre Forze armate e anche reparti scelti dei Carabinieri.
Sicuramente offriremmo le nostre basi all’aeronautica di altri Paesi, i
nostri caccia (con funzioni in primo luogo di ricognizione) potrebbero
partire dalla Sicilia e dalla Puglia (i Predator teleguidati potrebbero
essere armati), sul territorio libico i nostri militari sarebbero
impiegati in primo luogo per l’addestramento delle forze di sicurezza
locali e la vigilanza di obiettivi sensibili (oltre che Tripoli alcuni
snodi petroliferi di primaria importanza).
In ogni caso il varo
del nuovo governo libico e la prossima approvazione da parte del
Parlamento di Tobruk sono i passaggi formali ritenuti «imprescindibili»
per l’avvio della missione militare: «Saranno le autorità libiche a
dirci di che cosa hanno bisogno: poi ci regoleremo di conseguenza», ha
detto ieri una fonte militare citata dall’ Ansa .
È anche
possibile che alla fine ci si muova senza un cappello delle Nazioni
Unire, ma solo su richiesta delle nuove autorità libiche, come accaduto
per la Siria, quindi con la formazione di una «coalizione dei
volenterosi». Di sicuro per le nostre forze di terra non si immagina un
ruolo di combattimento: Esercito e Carabinieri dovrebbero svolgere
compiti di addestramento delle forze locali e di vigilanza di alcuni
siti a rischio.
Tra questi, oltre ai pozzi petroliferi e ad altre
istallazioni strategiche, i palazzi istituzionali e quello dove si
insedierà il quartier generale della missione delle Nazioni Unite
Unsmil, con il generale Paolo Serra (ex comandante di Unifil in Libano)
da due mesi nominato da Ban Ki-moon senior advisor del nuovo
Rappresentante speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler. Un ruolo
delicato che già gli è valso le minacce di Al Qaeda.
Negli ultimi
giorni l’Aeronautica ha già rischierato quattro velivoli Amx di Istrana
(Treviso) nella base di Trapani: «Compiti di ricognizione e
monitoraggio», in seguito «al deterioramento delle condizioni di
sicurezza nello scacchiere nordafricano», ha spiegato la Difesa. Un
altro contributo che potrebbe essere garantito dall’Italia è quello del
rifornimento in volo per tutti gli aerei della coalizione. In ambito
navale le unità della Marina attualmente impiegate per il contrasto
all’immigrazione clandestina potrebbero cambiare funzione e svolgere un
ruolo diverso .