Corriere 19.1.16
La svolta di Londra sulle donne islamiche
Il premier Cameron: «Devono integrarsi nella società. Chi non parla inglese dovrà andare via»
di Fabio Cavalera
LONDRA
A lezione d’inglese, quanto meno per raggiungere in due anni e mezzo il
livello linguistico dei bambini che escono dal ciclo primario di
studio. La sorpresa che David Cameron riserva ai migranti di fede
musulmana, e in particolare alle donne, sarà operativa da ottobre e si
sostanzierà, per i nuovi e le nuove arrivate che richiedono un visto
quinquennale di ricongiungimento, nell’obbligo di frequentare i corsi di
studio a casa oppure nelle sedi delle comunità. Tutti, a metà del
percorso, saranno testati e in caso di fallimento le probabilità di
ottenere la residenza nel Regno Unito si ridurranno a zero.
Prima
con un articolo pubblicato da The Times , poi con un intervento alla
Bbc, il premier britannico spiega che l’obiettivo non è quello di
discriminare una parte della popolazione ma, al contrario, di «costruire
un Paese più coeso», di «rompere le barriere» e di fare valere «i
nostri valori liberali» che si possono condividere innanzitutto
imparando l’inglese.
In particolare nella visione di David
Cameron, il discorso riguarda quelle 199 mila donne musulmane (stima del
governo) — il 22 per cento delle donne musulmane attualmente residenti —
che hanno scarse capacità linguistiche e si trovano così «vittime del
controllo maschile» esercitato in forza di una cultura «che non è la
nostra».
La scuola d’inglese, dunque, per integrarsi, per superare
le barriere, per potere scegliere fra la «common law» inglese e il
diritto imposto dai consigli religiosi islamici, le «corti islamiche»
(Sharia Council), che sostituendosi ai tribunali del Regno Unito stanno
sempre più prendendo piede nella risoluzione di casi in materia
familiare e finanziaria.
«L’ignoranza dell’inglese contribuisce
all’isolamento della donna musulmana», dice Cameron. Sul tavolo mette
venti milioni di sterline (26 milioni di euro) per avviare il piano e il
sistema di sanzioni ad esso collegato. «Non ci sarà espulsione
automatica ma le abilità linguistiche saranno un fattore importante per
la concessione del visto». Oggi il livello richiesto è quello degli
iscritti all’asilo. L’asticella si alza al livello del post elementari. E
si alza, di pari passo, la severità del test con le ricadute in caso di
«bocciatura».
L’intervento apre molte discussioni perché, in un
passaggio, il primo ministro David Cameron lega la scarsa conoscenza
della lingua al pericolo che si diffonda l’estremismo islamico. «Se non
sai parlare l’inglese non puoi integrarti, hai difficoltà a comprendere
qual è la tua vera identità e sei perciò vulnerabile ai messaggi che
arrivano dallo Stato Islamico».
Pollice verso dai laburisti
(«rischia di portarci più danni che benefici») e persino dalla baronessa
Warsi, conservatrice, prima musulmana ad avere ricoperto un ruolo
ministeriale nel Regno Unito (da cui si è dimessa per protesta contro i
bombardamenti in Iraq): «Minacciare di spedire indietro le donne di fede
islamica è un modo inusuale di dare ad esse più coraggio e più potere».
Critiche
anche da Shaista Gohir che presiede la rete delle donne musulmane nel
Regno Unito: «Il piano dovrebbe essere indirizzato a tutte le comunità
non soltanto a quella islamica. Che senso ha legare l’insegnamento
dell’inglese ai timori di radicalizzazione? E’ una bella cosa che i
migranti imparino la lingua così possono conoscere i loro diritti e
partecipare alla società. Cameron sostiene che intende aiutare le donne.
Ma che dire delle musulmane che già parlano inglese e che continuano a
essere discriminate?».
Il censimento del 2011 ha fotografato la
situazione: in Inghilterra e Galles i musulmani sono quasi tre milioni
(2 milioni e 710 mila, cinque anni fa), uno su tre è sotto i 15 anni.
Quasi il 40 per cento (un milione) è concentrato nell’area londinese. Li
rappresenta il «Muslim Council» il cui segretario generale saluta con
favore i corsi di lingua inglese. «Buona intenzione». Ma aggiunge: «Lo
scopo, favorire l’integrazione attraverso lo studio dell’inglese, cade
di fronte al primo ostacolo se egli lo lega unicamente alle questioni di
sicurezza e lo riserva in modo quasi esclusivo alle donne». Tanti
dubbi: il piano del premier Cameron tutela e aiuta le donne musulmane o
le penalizza? Downing Street ha comunque deciso: da ottobre, tutti e
tutte a scuola.