Corriere 19.1.16
Lo spregiudicato coraggio di una donna a berlino
risponde Sergio Romano
Le
violenze contro le donne in Germania fanno venire in mente gli stupri
dei soldati alleati e in particolare dei soldati dell’Armata Rossa a
Berlino, ma anche in altre città tedesche dopo la caduta del Terzo
Reich. Un libro uscito in Germania negli anni Cinquanta in forma anonima
Una donna a Berlino ( in realtà, come poi si seppe, scritto dalla
giornalista Martha Hillers, morta nel 2001) fotografò con nitidezza gli
stupri dei russi nella capitale tedesca tra l’aprile e il giugno del
1945. Si dice che Stalin ne fosse al corrente, ma preferì voltarsi
dall’altra parte. Come andarono veramente le cose?
Sergio Lambiase
Caro Lambiase.
Sembra
che il maresciallo Zukov avesse promesso le donne di Berlino ai suoi
soldati prima dello scontro finale per la conquista della città. Si
parla da allora di 100.000 stupri nella capitale tedesca e due milioni,
complessivamente, nelle zone della Germania occupate dall’Armata Rossa.
Ma la sola documentazione disponibile è quella limitata degli ospedali, e
le memorie personali sono solo parzialmente attendibili. Molte donne
preferirono tacere, altre raccontarono ciò che era accaduto tacendo il
proprio nome. Il caso di Eine Frau in Berlin , pubblicato in Svizzera
nel 1953, è particolarmente interessante. L’autrice aveva dato prova di
uno spregiudicato coraggio. Esposta, come ogni altra donna di Berlino,
al rischio di ripetute violenze, si era accasata con un ufficiale
sovietico (dapprima un colonnello, poi un maggiore) che l’avrebbe
protetta e sfamata: un rapporto che, alla fine, era diventato persino
umano e affettuoso.
La prima edizione provocò critiche,
risentimenti e reazioni moralistiche in molti ambienti tedeschi, quasi
che la giovane donna fosse colpevole di alto tradimento. Ma il vero
motivo di queste reazioni era la pessima figura che nel libro facevano
molti uomini della città occupata. Vedevano ciò che stava accadendo, ma
preferivano voltare le spalle per non rischiare la vita. Le donne,
invece, dettero una straordinaria prova di coraggio e si dimostrarono
subito indispensabili per almeno due compiti fondamentali: lo sgombero
delle macerie e la ricerca del cibo. Alla fine di una guerra perduta
furono le donne che vinsero la battaglia della sopravvivenza.
La
seconda edizione del libro apparve in Germania nel 2003, due anni dopo
la morte dell’autrice. Il suo nome era ormai noto, ma l’editore ne
rispettò le intenzioni originali e mantenne l’anonimato. L’accoglienza
fu completamente diversa e il libro restò per parecchie settimane nella
lista di quelli maggiormente venduti. La Germania era ormai capace di
guardare al suo passato con maggiore distacco. Esiste ora anche un film,
realizzato nel 2009 con Nina Hoss, una brillante attrice
cinematografica e teatrale nella parte della protagonista.
Quanto
ai sovietici, caro Lambiase, la vicenda fu sempre causa di imbarazzo e
disagio. Sostennero che erano tutte esagerazioni propagandistiche e che
gli Alleati, comunque, avevano fatto altrettanto. Forse, ma non su
quella scala.