Corriere 18.1.16
Corbyn e la proposta di trattare l’Isis come l’Ira
«Diplomacy
comes first», la diplomazia prima di tutto. Con questo slogan, il
leader laburista Jeremy Corbyn ha debuttato ieri sulla scena
internazionale con una proposta che non mancherà di sollevare polemiche:
apriamo un canale di comunicazione con l’Isis per trovare una soluzione
politica in Siria. Come fece il governo britannico con l’Ira, durante
il conflitto in Irlanda del Nord, o con i talebani in Afghanistan.
Intervistato dalla Bbc , Corbyn ha affermato che alcuni Paesi
mediorientali sono evidentemente già in contatto con il Califfato e,
dunque, «ci deve essere una via» per arrivare fino ai suoi leader. «In
fondo, molti comandanti jihadisti sono ex ufficiali dell’esercito
iracheno». La parola giusta «non è dialogo», ha aggiunto, ma non
tagliare del tutto i contatti potrebbe aiutare a «comprendere quali sono
i loro punti forti e i loro punti deboli, dove possiamo sfidare la loro
ideologia». Il parallelo con l’Ulster non è casuale: dalla metà degli
anni Ottanta, un decennio prima del cessate il fuoco, Jeremy Corbyn
s’impegnò per creare contatti fra il Labour e l’Ira. Per i suoi
sostenitori fu un «precursore», per i critici un «amico dei terroristi».
Ma se la diplomazia è la chiave vincente per Corbyn, che ieri ha
elogiato «il fantastico passo avanti raggiunto con l’Iran» e ha bocciato
il deterrente nucleare britannico, il governo Cameron per ora predilige
l’opzione militare con i raid aerei in Siria. Raid approvati anche
grazie al voto di 67 deputati laburisti che hanno disobbedito alla linea
del loro leader pacifista.