venerdì 15 gennaio 2016

Corriere 15.1.16
Sulla famiglia il premier adesso rischia un ribaltone
di Massimo Franco

Le cautele di Matteo Renzi sulle unioni civili si stanno rivelando sempre più comprensibili. Il premier e segretario del Pd sembrava convinto di avere dalla propria parte l’intero partito; e che alla fine la legge che prevede anche l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, sarebbe passata in modo sostanzialmente indolore. Poi, giorno dopo giorno si è accorto che, mentre la Chiesa cattolica evitava di alzare steccati ideologici, scegliendo una linea critica ma moderata, il tema stava lievitando politicamente.
Il rinvio del voto in Senato a dopo la manifestazione del Family day forse non basterà ad arginare le polemiche. Un sito gay ieri ha pubblicato i nomi dei 30 senatori del Pd contrari all’adozione. L’intento era quello di additarli agli elettori come ribelli rispetto alla linea scelta da Palazzo Chigi. L’operazione, però, si è dimostrata un boomerang. Il sito è stata accusato da alcuni dem di usare «liste di proscrizione e metodi squadristi». In realtà, Renzi appoggia il testo preparato da Monica Cirinnà; ma lascia libertà di coscienza ai parlamentari: scelta che si sta rivelando saggia.
Prima, infatti, sembrava che a spaccarsi fosse il Ncd. Al contrario, a rischio è il Pd, a caccia di un compromesso non facile. Anche perché il premier non deve affrontare solo le incognite parlamentari. All’improvviso, c’è chi ricorda la sua adesione al Family day cattolico del 2007 contro i «Dico», precursori delle unioni civili. E gli chiede conto delle sue parole di allora, imputandogli una contraddizione. Era presidente della Provincia di Firenze, e in un’intervista su Avvenire , quotidiano della Cei, liquidò «l’assoluta inutilità dei registri civili nei Comuni che ne hanno approvato l’istituzione».
Tacciò la questione delle coppie di fatto come «un controsenso rispetto alle vere urgenze del Paese». E bocciò quei provvedimenti, in quanto carichi di «forza ideologica». L’attacco al premier non tiene conto dell’evoluzione che le idee di Renzi possono avere avuto negli ultimi otto anni; né dell’esigenza di rispettare gli orientamenti di un Pd che a netta maggioranza è convinto della strada tracciata dal governo. L’irrigidimento seguito all’iniziativa del sito gay contro i trenta dissidenti può complicare tutto, però. Estremizza una divergenza che appariva superabile.
L’unità del partito è di nuovo in discussione.
L’emendamento col quale l’ala cattolica dem corregge la parte sulle adozioni, è il segno di una confusione crescente; e potrebbe essere duplicato da un altro di Ncd al Senato. Se così fosse, numeri parlamentari che nessuno riteneva in bilico ritornerebbero altalenanti: controprova delle resistenze di chi non vuole una riforma così «firmata» dall’alleanza tra Pd e M5S. Eppure, sarebbe un paradosso se Renzi si ritrovasse con le unioni civili non in versione di sinistra, ma targate Angelino Alfano.