Corriere 12.1.16
Dopo gli assalti di Colonia scattano i raid anti-stranieri
di Elena Tebano
L’
appello alle «passeggiate» per «ripulire il centro di Colonia» è
partito giovedì su Facebook: e domenica ci sono state nuove aggressioni
di gruppo, stavolta però da parte di uomini tedeschi nei confronti di
giovani stranieri. Feriti due pachistani, un 39enne siriano, un 19enne
della Guinea. Violenze anche a Lipsia. Nuovi elementi sui fatti di
Capodanno. Il capo degli investigatori della Renania
Settentrionale-Vestfalia ha smentito il ministro: le aggressioni non
erano organizzate.
Direzione Colonia, promettono quasi tutte.
Andare perché serve farsi sentire. Perché è tornata l’ora di riprendersi
la piazza. Per dare più forza a libertà ancora fragili. E senza temere
strumentalizzazioni. Ma chi sta davvero andando al carnevale renano del 4
febbraio? «Ci organizzeremo», «cercherò di esserci», «magari ci
accordiamo per andarci in macchina» sono le risposte di chi annuncia di
voler partecipare.
Il passaparola ha scavalcato confini politici e
differenze di posizione e per una volta la risposta della variegata
galassia femminista italiana sembra compatta: andare a Colonia, al
momento luogo ideale per mostrare al mondo che le donne sanno e vogliono
difendere le libertà conquistate. Tutte alla Weiberfastnacht , la
giornata femminile del Carnevale: per chiedere e regalare un bacio ai
passanti, come vuole la tradizione, ma soprattutto per ristabilire fra
la violenza e il corpo delle donne quella distanza che i fatti di
Capodanno hanno pericolosamente accorciato. Ma per ora sono
dichiarazioni d’intenti, dicevamo, mentre le femministe tedesche
tacciono e in Italia, per quanto la parola d’ordine sembrerebbe
«partecipare», in realtà nessuno si è ancora organizzato per gli
spostamenti e le modalità di adesione.
Invita alla trasferta
tedesca una femminista storica come Lea Melandri: «È chiaro che in
questo caso c’è una componente che riguarda i migranti e la loro
integrazione ma facciamoci caso, ancora una volta l’odio si manifesta
contro il corpo delle donne, originaria forma di dominio che riguarda la
relazione fra i sessi. Io dico: andare a Colonia, sì, ma manifestiamo
anche in Italia. Non lasciamo che dopo tutto questo si seppellisca di
nuovo la questione femminile».
Cristina Comencini, di «Se Non Ora
Quando - Libere», non ha dubbi: «Bisogna andare tutti quanti e vorrei
maschi che venissero a dimostrare di essere illuminati. Per le donne
all’ordine del giorno c’è la libertà. Punto». Pensando al 4 febbraio di
Colonia, dice, «mi sono ricordata di un convegno di femministe a Paestum
negli anni Settanta. Gli uomini non ci volevano e si fecero trovare
lungo i muri con i pantaloni tirati giù. Siamo andate avanti lo stesso,
senza guardarli, e abbiamo vinto noi». I comitati territoriali di «Se
Non Ora Quando - Factory», però, non vanno in direzione di Colonia.
«Prima di andare in Germania dovremmo interrogarci sul machismo che
esiste in tutte le culture, non soltanto di quella islamica» premette
Loredana Taddei. Che aggiunge: «Vorrei far notare che mentre discutiamo
di Colonia da noi hanno ammazzato cinque donne...».
La scrittrice
italiana Lorella Zanardo, autrice del documentario Il corpo delle donne ,
è per la giornata di Colonia, «assolutamente». «E basta temere le
strumentalizzazioni, per favore. Se siamo forti e determinate nessuno
potrà mettere bandiere sulla nostra testa. C’è il rischio certo, ma io
sono molto attenta e molto brava a non farmi strumentalizzare,
facciamolo tutte. Sarebbe più pericoloso chinare la testa».
L’Unione
donne italiane è invece così convinta della giornata tedesca del 4
febbraio che per chi non potrà permettersi la trasferta sta pensando di
organizzare in parallelo il 4 febbraio italiano. Vittoria Tola dice che
per l’occasione si può rispolverare un vecchio slogan: «La notte ci
piace, vogliamo uscire in pace».
«Sarà un terreno scivoloso e
pericoloso perché ci sarà chi vorrà usare il 4 febbraio contro gli
islamici, indistintamente. Ma noi ci distingueremo dalle tendenze
xenofobe. Vogliamo esserci e ci saremo» annunciano le dirigenti
nazionali di Dire (Donne in rete contro la violenza)con le parole di
Lella Palladino.
«Aderiamo ma sia chiaro che prendiamo le distanze
dalle dichiarazioni razziste» tengono a precisare anche Barbara Mapelli
e Laura Quadriole, Casa delle donne di Milano, mentre Marina Cosi
(associazione Giulia) e Daniela Brancati (premio immagine amiche
dell’Udi) parlano a titolo personale anticipando un’adesione
«necessaria» per ribadire una volta di più la «libertà di camminare per
strada e andare in discoteca senza rischiare nulla» o il fatto che «non
conta essere di destra o di sinistra perché la libertà e la verità fanno
bene a tutti».
Giorgia Serughetti è una voce giovane che si fa
sentire dal blog delle ragazze di Femministerie . Per dire che anche
loro accolgono l’idea della manifestazione di Colonia lanciata da Maria
Latella, «ma a una condizione: che non sia la manifestazione di donne
“occidentali” contro una cultura “altra”, ma un momento di alleanza tra
donne di ogni cultura e religione, migranti e native, con velo, senza
velo».