martedì 12 gennaio 2016

Corriere 12.1.16
Roberto Speranza
«Se dal referendum nasce il partito della Nazione allora il Pd è morto»
intervista di Monica Guerzoni

ROMA «Abbiamo raggiunto un obiettivo storico per la modernizzazione del Paese».
Roberto Speranza, che fa, parla come Renzi?
«Il superamento del bicameralismo paritario era nel programma dell’Ulivo, ma resta aperto un problema di equilibrio tra la riforma del Senato e la legge elettorale».
Voi della minoranza avete dato battaglia contro le riforme e ieri, pur avendo ottenuto ben poco, avete dato il via libera...
«Grazie al nostro impegno i senatori saranno scelti direttamente dai cittadini e questo è il punto cruciale. Soprattutto alla luce di una legge elettorale che produrrà una Camera fatta prevalentemente di nominati e dominata da un solo partito».
Renzi ha legato le sorti del governo al referendum costituzionale, lei da che parte sta?
«Il superamento del bicameralismo paritario è un passaggio importante della legislatura e io lo condivido. Ma non può significare un cambio di sistema e di alleanze politiche».
Cosa la preoccupa?
«Non accetterò mai l’idea che le forze del sì al referendum diventino un soggetto politico. Mi opporrò con ogni energia a questo scenario. Trasformare il referendum in uno spartiacque del sistema politico, mettendo da una parte le forze governative e dall’altra quelle antisistema, significherebbe la nascita del partito della nazione e la fine del Pd».
Sarebbe scissione?
«Di certo cambierebbe la prospettiva politica e segnerebbe la morte del centrosinistra. Le forze del no non possono essere considerate tutte uguali. Per me Lega, Forza Italia e M5S restano avversari, Sinistra Italiana invece è un alleato con cui ricostruire il centrosinistra».
Cosa dovrebbe fare il premier?
«Tenere la campagna referendaria nel merito, altrimenti il rischio è che si saldi un fronte di tutte le forze antigovernative e che l’appuntamento di ottobre si trasformi in un referendum su Renzi e il suo governo».
Se mai si faranno i referendum contro l’Italicum, lei si troverà in imbarazzo...
«Io mi dimisi da capogruppo del Pd per una legge elettorale sbagliata e resto convinto che l’Italicum vada cambiato. Eppure la strada che vedo è un lavoro dentro il Pd. Il Parlamento è in tempo per aggiustare l’errore fatto».
Pensa che Renzi cambierà l’Italicum?
«Spero si renda conto che non funziona, ha troppi punti di debolezza. Oltre ai nominati, l’Italicum sacrifica troppo la rappresentanza sull’altare della governabilità».
Cosa pensa del dietrofront sul reato di immigrazione clandestina?
«Non abolirlo subito è un errore, un cedimento alla paura e alla propaganda».