mercoledì 30 dicembre 2015

Repubblica 30.12.15
Tra amministrative e referendum il governo si gioca il consenso
Due appuntamenti chiave aspettano il premier Renzi a caccia del sostegno popolare
di Stefano Folli


L’Italia è uscita dalle secche, dice il presidente del Consiglio. E in un certo senso ha ragione, se si guardano le cifre un po’ più incoraggianti dell’economia e della disoccupazione. Ma c’è un guado che la politica e il governo devono ancora attraversare: è il grande mare del consenso popolare. Un oceano fluttuante e imprevedibile, spesso capriccioso. Matteo Renzi si considera un rabdomante capace di captare gli umori dell’opinione pubblica e di rendersi gradito ai cittadini-elettori. Ma è il primo a sapere che la navigazione è incerta: il 2016 sarà l’anno decisivo per capire se il consenso intorno al premier, all’esecutivo e quindi al Partito Democratico è destinato a consolidarsi oppure, al contrario, a evaporare di fronte alle nuove offensive dei movimenti anti-politici. Renzi punta, come è logico, a enfatizzare i risultati di quasi due anni di governo. Un bilancio positivo dovrebbe tradursi in voti nelle urne. Alle prossime politiche, certo, ma prima ancora in occasione del referendum istituzionale – previsto in autunno – che dovrà ratificare la riforma del Senato.
Un’opportunità a cui Palazzo Chigi guarda con la volontà di creare un moto di opinione essenziale in vista dei successivi passaggi. Il problema è che non sempre i successi governativi, ammesso che siano tali, creano consenso in modo automatico. La ripresa economica è ancora troppo fragile per cambiare la vita degli italiani. Qualche indizio si comincia a intravedere, ma c’è molta strada da fare e lungo la via s’inseriscono i partiti dell’opposizione populista, dai Cinque Stelle alla Lega. In definitiva, Renzi non può esser certo di godere dell’appoggio di una maggioranza solida di italiani. Il suo sogno esplicito – ottenere il 40 per cento nel primo turno delle politiche, così da evitare le trappole del ballottaggio – al momento è tutto da costruire. Ecco perché stiamo per entrare in un anno chiave. Ci sono gli scettici da convincere, la risalita dell’economia da accelerare, le riforme da calare nella vita quotidiana delle persone. E ci sono le grandi città da non regalare alle opposizioni, da Roma a Milano, da Torino e Bologna a Napoli. Dodici mesi cruciali, lo snodo della legislatura.