mercoledì 2 dicembre 2015

Repubblica 2.12.15
Gianni Cuperlo (sinistra dem): dibattito straordinario sulla crisi del pd, senza ridiscutere il leader
“Tornano i notabili. Congresso per rifare tutto”
intervista di Giovanna Casadio


ROMA «Nel Pd c’è da ripensare tutto, non si tratta di fare maquillage, siamo tornati al notabilato ». È lo sfogo di Gianni Cuperlo, leader di Sinistra dem.
Cuperlo, cosa pensa della candidatura di Sala a Milano e dello scontro che si è aperto?
«Che verso Milano e il centrosinistra di quella città serve rispetto. Pisapia è stato il sindaco della svolta e avrei firmato perché proseguisse. Oggi l’impegno è garantire che il cambiamento non si fermi e la parola spetta alle primarie».
Il Pd è un partito desertificato, non ha più candidati forti per le amministrative?
«Il problema è che è venuto meno un modello che ha retto per decenni e che le sole primarie non sanno più compensare. In assenza di nuove ragioni e forme della democrazia si torna al notabilato che ha preceduto l’avvento dei partiti e delle loro culture. Sarebbe saggio occuparsene ».
Ci vuole una nuova segreteria dem?
«Se si riferisce a qualche riassetto organizzativo dico che un maquillage non basta. Dovremmo misurarci con le difficoltà, uscire dalle nostre corazze e da cordate tenute assieme per tutelare carriere protette».
Renzi dovrebbe dedicarsi solo al governo e lasciare la segreteria del Pd?
«A Renzi chiedo di non sottovalutare la perdita di senso di una comunità. Pensare che i problemi dipendano solo dal doppio incarico può consolare ma non convince. Al congresso mi sono battuto per una distinzione dei ruoli. Continuo a credere che sarebbe meglio ripensarci, ma non ci si può fermare a questo».
Il calo di iscritti è consistente e costante ormai?
«Qua non c’è qualche vite da stringere o allentare. Si tratta di ripensare l’edificio in un mondo radicalmente mutato.
Come formiamo una classe dirigente e costruiamo una cittadinanza attiva. Siamo alle prese con uno scadimento di stili e col ritorno nel Paese di una questione morale. Non ci rinnoveremo sollevandoci per i capelli come il barone di Munchausen ».
Quindi lei che proposta ha?
«Renzi convochi lui un congresso con un unico tema, dedicato al partito e alla risposta che diamo alla crisi della democrazia in un’Europa aggredita nei suoi valori e con una sinistra fragile nelle risposte. Un appuntamento da tenere presto che non preveda la scelta di un nuovo leader rispettando per quello la scadenza del 2017. Un momento centrato sulla lettura della società, dove si discuta come cambia la rappresentanza nei partiti, nei sindacati, in quelle periferie dove siamo sempre meno presenti».
Le amministrative sono il vero test politico di metà mandato per Renzi?
«Penso di sì. Il punto è che noi vinciamo se non ci chiudiamo nell’autosufficienza e investiamo sul nuovo centrosinistra per le città e per il governo del Paese. Lo dico anche ai nostri amici di Sinistra Italiana, questo è il momento dei ponti perché l’avversario non è il Pd ma la destra».
Lei ha mai pensato di candidarsi a Roma?
«Sinceramente no. Roma è la città dove vivo e se vogliamo che si rialzi va risvegliato l’orgoglio di un popolo».
Anche quest’anno la Sinistra Dem farà una contro Leopolda?
«Ma quale contro Leopolda! Una sinistra che torni a pensare senza subalternità serve a tutti. Da tempo so che il congresso è alle spalle. Oggi sento che la sfida è mescolare le forze tra componenti, nei territori, con la cultura. Per cui bene ogni confronto, c’è il 12, ci saranno altri momenti perché questo non è tempo di indossare casacche ma di seminare idee».