La Stampa 2.12.15
Commenti trionfalistici e timori elettorali
di Marcello Sorgi
Matteo Renzi veleggia verso la Leopolda (si aprirà nella vecchia stazione di Firenze il prossimo fine settimana, a partire dall’11) e i dati forniti dall’Istat autorizzano l’ottimismo con cui il premier si è presentato ieri alla presentazione del libro di Bruno Vespa, un appuntamento che ha scherzosamente definito istituzionale (prima di lui, negli anni del centrodestra, ci andava Berlusconi).
L’Istat dice che la disoccupazione in Italia ha toccato il minimo storico (11,5 per cento), che il lieve calo degli occupati, accanto a quello più consistente dei disoccupati, non interrompe la tendenza alla ripresa, che anche il capo economista del Tesoro Riccardo Barbieri, pur riconoscendo che ci si aspettava qualcosa di più, ha definito in linea con le previsioni. Renzi ha raccontato del continuo scambio di sms con il ministro dell’Economia Padoan, forse anche per cancellare l’impressione di un dissidio, nei giorni scorsi, a proposito delle possibili conseguenze degli attentati di Parigi e della recrudescenza del terrorismo islamico, con l’allarme che ne deriva nell’opinione pubblica. Sta di fatto, ha spiegato il premier, che tra lo 0,7 per cento di crescita delle previsioni e lo 0,9 delle speranze nate dai primi dati d’autunno, la chiusura più probabile dell’anno sarà allo 0,8. E si capisce che per il presidente del consiglio l’importante è chiudere meglio del previsto, per la prima volta dopo tanti anni di bilanci al negativo.
Sulla Leopolda in preparazione, che per tre giorni - non senza intenti celebrativi - discuterà dei risultati raggiunti in due anni, dalla lunga corsa delle primarie alla conquista del governo a oggi, già si addensano le polemiche della minoranza Pd, che ha programmato in contemporanea una propria assemblea. Bersani critica il fatto che la manifestazione si svolga senza le insegne del partito e accusa il premier di aver costruito una sua corrente, dimenticando di essere il segretario di tutto il Pd. Il lettiano Boccia sostiene che l’allarme terrorismo è stato utilizzato come alibi per nascondere i risultati economici del governo, meno esaltanti di quel che ci si aspettava.
Renzi al momento non ha voglia di far polemiche e rinvia lo scontro. La Leopolda sarà, come gli altri anni, un consuntivo e insieme una rappresentazione del renzismo, dalle riforme, alla buona scuola, al lavoro creato grazie al jobs act. Sarà anche una passerella per la classe dirigente che il premier sta costruendo attorno a se. La partita vera, quella dei candidati da scegliere per le amministrative nelle grandi città, è rinviata al prossimo anno. E Renzi è il primo a sapere che sarà dura.