mercoledì 23 dicembre 2015

Repubblica 23.12.15
La riforma che vuole Renzi brucia i ponti alle spalle
Se il voto spagnolo trasforma la legge elettorale in un azzardo
Le prossime elezioni saranno uno scontro tra sistema e anti-sistema
La nuova Europa è un’incognita per tutti, soprattutto per chi governa
di Stefano Folli


Era inevitabile che lo scossone spagnolo riaprisse l’eterno dibattito intorno alla bontà o meno dell’Italicum, la legge elettorale tutta italiana - lo dice il suo nome - tuttora mai sperimentata sul campo. Renzi e i suoi collaboratori la definiscono “una benedizione”. Sottinteso: se la Spagna ne avesse avuta una uguale, oggi non saremmo qui a parlare di ingovernabilità perché a Madrid saprebbero chi ha vinto. E chi ha vinto avrebbe i seggi in Parlamento per governare.
Replicano i critici (e sono tanti): l’Italicum è solo un’ingessatura, offre l’illusione di risolvere i problemi, ma in realtà distorce la democrazia e schiaccia la rappresentanza a causa di un abnorme premio di maggioranza che, fra l’altro, riempie la Camera di “nominati”. La diatriba non è risolvibile a breve e, anzi, tende a immiserire la riflessione sulle grandi trasformazioni politiche innescate dal voto in Spagna e non solo lì.
Quel che è certo, si è subito creato almeno un paradosso. Da un lato, la Spagna abbandona il bipolarismo e abbraccia una “via italiana” salutata con preoccupazione da vari osservatori. Dall’altro, l’Italia si presenta come la custode della logica maggioritaria: una sorta di Gran Bretagna dell’Europa del Sud, pur non condividendo con gli inglesi alcuna tradizione o prassi politica; e soprattutto non avendo ancora sperimentato una sola volta la legge che deve garantire la migliore “governabilità”.
L’idea di fondo è che l’Itali-cum così com’è, cioè non emendato, sia in grado di attribuire la vittoria e il premio in seggi alla lista del Pd: al primo turno, nell’ipotesi molto ottimistica che la lista renziana prenda più del 40 per cento, ovvero al ballottaggio. Dove lo scontro elettorale sarà presentato come l’urto decisivo fra sistema e anti-sistema. Fra chi sa governare, senza filtri e lungaggini, e chi riesce solo a protestare, incapace di incarnare una credibile alternativa. Lo schema della campagna elettorale è già pronto. Il paradosso è che nessuno può essere certo del risultato quando il quadro generale è così liquido e inafferrabile.
Con l’Italicum ci si bruciano i ponti alle spalle. Non è il sistema francese, che mette a contatto gli elettori e i candidati nei collegi uninominali: poche settimane fa l’offensiva di Marine Le Pen è stata rintuzzata perché il paese si è affidato ancora una volta, sia pure con fatica, ai due tradizionali schieramenti: i socialisti e la destra moderata un tempo gollista. Da noi, manca questo paracadute di sicurezza: la destra moderata (Berlusconi) è in via di dissoluzione e quel che resta è agganciato al carro “lepenista” di Salvini. Per cui l’antemurale contro l’onda cosiddetta anti-sistema si riduce a Renzi e solo a lui.
Non è un vantaggio, ma un rischio in più. Del resto, la Spagna dimostra che Podemos e Ciudadanos sono liste tutt’altro che primitive e pittoresche, espressione di mero malcontento. Sono partiti veri e propri, costruiti persino con astuzia: ad esempio, le liste locali di Podemos pensate per sfruttare al massimo il consenso, senza disperdere i voti. Anche in Italia i Cinque Stelle danno segni di evoluzione. Persiste il vecchio nucleo dirigente (Casaleggio ormai molto più di Grillo), ma si va affermando un volto istituzionale (Di Maio, per certi aspetti lo stesso Di Battista) che guadagna spazio e voce in capitolo, pur senza rappresentare ancora una leadership. Meno scie chimiche e più lavoro parlamentare.
In Francia la Le Pen, rinnovandosi, ha toccato il 30 per cento. In Spagna i due partiti “contro” sono protagonisti del subbuglio che si è aperto. In Grecia i fuochi d’artificio anti-Unione di Tsipras si sono spenti nel lago del realismo. In Italia sarebbe pericoloso ridurre la convergenza “anti” (grillini, leghisti, Fratelli d’Italia, una fetta del mondo berlusconiano) all’agitarsi di una truppa folkloristica priva di presente e di futuro. È vero che manca finora la controprova elettorale, ma essa manca anche al partito renziano, ancorato al mito della vittoria nel voto europeo. La nuova Europa è un’incognita per tutti, soprattutto per chi governa. E un solo partito contro tutti, secondo lo spirito dell’Italicum, è un atto di coraggio che sconfina nell’azzardo.