mercoledì 23 dicembre 2015

La Stampa 23.12.15
Quei bond a rischio venduti alle famiglie rendevano meno dei titoli di Stato
Le manovre dei quattro istituti falliti sotto gli occhi di Bankitalia e controllori
di Gianluca Paolucci


Può un titolo subordinato di Banca Etruria essere meno rischioso di un Btp emesso dallo Stato italiano? No, ovviamente. Eppure è successo anche questo e a pagarne il prezzo sono, adesso, alcune migliaia di risparmiatori che quei titoli li avevano comprati. Particolare ancor più interessante è che tutto questo è avvenuto letteralmente sotto gli occhi - e forse qualcosa di più - dei vigilanti, Consob e Bankitalia.
A raccontare meglio di qualunque analisi in che misura la storia delle quattro banche è una storia di risparmio tradito è un documento che da qualche giorno sta girando tra i palazzi romani.
Lo ha redatto Bankitalia e contiene, in due pagine fitte di numeri, le caratteristiche di ciascuna delle 29 emissioni di bond subordinati di Carife, Banca Marche, Popolare dell’Etruria e CariChieti. Con la loro diffusione tra le famiglie e soprattutto con il confronto tra i loro rendimenti, quelli dei prodotti analoghi delle migliori banche e quelli del Btp, che comunque nonostante tutto resta l’investimento più sicuro.
Dalla lettura di queste due pagine emerge un dato inconfutabile: i titoli fatti per essere piazzati a risparmiatori e famiglie avevano rendimenti non comparabili con il rischio, mentre quelli venduti agli investitori istituzionali avevano rendimenti molto più elevati e, questi sì, allineati con i rischi legati all’investimento in un titolo subordinato di una piccola banca in difficoltà.
Qualche esempio: il 28 giugno del 2013 Banca Etruria emette un bond subordinato Lower Tier 2 (ovvero il grado di rischio più elevato), per 60 milioni di euro, a tasso fisso, durata cinque anni, con un rendimento del 3,5%. Un Btp di pari durata rendeva, alla fine di giugno del 2013, il 3,54%. Addirittura, la media dei rendimenti dei subordinati emessi dalle migliori tre banche italiane a metà 2013 è dell’8,18%. Ovvero il 4,68% in più di Banca Etruria. Per capirsi, è come se prestare soldi a Banca Etruria fosse considerato, sempre a metà del 2013, non solo molto meno rischioso rispetto al prestarli a Intesa Sanpaolo. Ma anche un filino meno rischioso rispetto al prestarli allo Stato. Ebbene, il 97,2% di questo titolo è in mano, rileva Bankitalia nel documento datato 11 dicembre, alle famiglie.
In quei giorni, mentre Etruria emette il subordinato, sull'istituto è in corso una ispezione di Bankitalia che, terminata nel settembre successivo, porterà ad una serie di pesanti sanzioni ai consiglieri allora in carica e all’apertura della prima inchiesta della procura di Arezzo, che contesta il reato di ostacolo alla vigilanza a carico dell’ex presidente Giuseppe Fornasari e dell’ex dg Luca Bronchi. Secondo gli investigatori che su mandato della procura di Arezzo stanno ricostruendo quanto accaduto dentro la banca fino al commissariamento, il bond di giugno rientrava in una operazione di rafforzamento patrimoniale che comprendeva anche un aumento di capitale da 100 milioni di euro. Operazione realizzata «su input di Banca d’Italia». Peraltro neanche la Consob - alla quale spetta la tutela del mercato anche per l’emissione di questo tipo di strumenti -, rilevano ancora gli investigatori, ha mosso rilievi su questa come su altre emissioni.
Altro esempio, opposto. La stessa Etruria emette il 3 luglio 2014, un anno dopo, un subordinato Tier 2 (meno rischioso del precedente). Rendimento 7%, quando il Btp rende l’1,61% e i subordinati delle tre migliori banche rendono appena il 2,63%. Un bel guadagno, al quale corrisponde evidentemente la percezione di un bel rischio. Percentuale di questo titolo finita ai risparmiatori: 0,0%.
Sempre a giugno 2013 emette subordinati anche Banca Marche. È da tempo in difficoltà e il mercato lo sa bene. Il suo titolo a 10 anni paga un rendimento del 12,5% contro il 4,52% del Btp di pari durata. Percentuale finita alle famiglie: 0,0%. Sei mesi prima, un suo subordinato quasi totalmente ai piccoli risparmiatori aveva un rendimento del 6%. Molto più del Btp, in questo caso. Ma molto meno dei titoli analoghi delle banche migliori. Casi analoghi si trovano anche nelle emissioni di Chieti e Ferrara. Ma a questo punto, capire se tutto ha funzionato nel sistema di controlli e tutele del risparmio, diventa affare delle procure.