mercoledì 23 dicembre 2015

Repubblica 23.12.15
Arturo Parisi
“Sì, l’Italicum è da cambiare ma vanno eliminati solo i nominati”
intervista di Giovanna Casadio


Arturo Parisi, tra i fondatori dell’Ulivo ed ex ministro della Difesa

ROMA «L’Italicum è una benedizione? Garantisce la governabilità ma non altrettanto la rappresentatività. E quello che è sicuro è che non possiamo arrenderci all’Italicum per quanto riguarda la scelta dei parlamentari, perché riesce a sommare i difetti delle preferenze e quelli delle nomine». Parla Arturo Parisi, fondatore dell’Ulivo e del Pd, ex ministro della Difesa: «Torniamoci sopra e rimettiamoci mano».
Professor Parisi, lei è un esperto di sistemi elettorali… «Siamo in tanti esperti, persino in troppi, e ognuno segue alcune sue priorità, allo stesso tempo ripercorrendo la propria esperienza».
Secondo la sua esperienza quindi, Renzi ha ragione a ritenere l’Italicum – che dal luglio prossimo sarà la nuova legge elettorale italiana una benedizione che ci mette al riparo dal caos spagnolo?
«L’Italicum ha alcuni aspetti positivi, che sono quelli a cui ha fatto riferimento Renzi benedicendolo. Primo tra tutti la competizione tra liste, invece che tra coalizioni, è un passo avanti e lo dico a partire dall’esperienza fatta con le coalizioni. Noi fummo la coalizione dell’Ulivo, ancorché una coalizione resa densa dalla necessità di riconoscersi collegio per collegio in un candidato unico chiamato a essere riferimento e garante della nostra unità. E con tutto ciò proponemmo una sfida con il referendum del 1999 per abolire la quota proporzionale».
Referendum che però non raggiunse il quorum.
«Anche se il referendum raccolse il 91% a favore del Si, purtroppo per via del gonfiamento delle liste elettorali degli italiani all’estero, per soli 100 mila votanti non fu raggiunto il quorum».
Torniamo all’Italicum. Ha dei punti di forza?
«Assicura la governabilità grazie a due elementi. Uno è la competizione tra liste, e sottolineo liste, nel senso che a sua volta possono essere la proiezione elettorale di un solo partito o il risultato di un accordo pluripartitico. Ma questa alleanza sarà comunque stretta davanti agli elettori prima del voto. L’altro è il doppio turno. Renzi fa riferimento a questo. Non sarà possibile un risultato nullo, come quello sperimentato in Italia alle politiche del 2013 o che si prospetta ora in Spagna».
Cosa è invece per lei inaccettabile?
«La modalità con cui il Parlamento viene composto perché eredita dal Porcellum il meccanismo delle nomine rompendo il nesso di rappresentanza tra eletti e elettori assicurato prima dal collegio uninominale. È un tratto sciagurato, che non può essere accettato».
Quindi ci si deve rimettere mano?
«Mi auguro che grazie alla modifica sul referendum introdotta nella riforma costituzionale sia possibile tornarci sopra eliminando sia la nomina dei capilista che le candidature multiple. Oppure introducendo una regolamentazione pubblica delle primarie per i capilista di collegio».
Bersani invece maledice l’Italicum?
«Devo ricordare a Bersani quello che non ha fatto contro il Porcellum? Forse l’Italicum può non essere benedetto del tutto. Ma il Porcellum non sarà mai maledetto abbastanza. Se la Consulta avesse ammesso il referendum contro il Porcellum sul quale raccogliemmo un milione 500 mila firme, la storia sarebbe stata diversa».
In Spagna emergono i partiti anti sistema. In Italia i 5Stelle potrebbero andare al ballottaggio?
«Nessuno lo può escludere. Ma quel rischio si chiama democrazia. Però eviterei paragoni, nella politica tra Spagna e Italia c’è una grande differenza».