mercoledì 23 dicembre 2015

Repubblica 23.12.15
Il traffico-lumaca contro lo zar Putin la rivolta dei camion blocca la Russia
I Tir intasano le strade per dire no a un’imposta di circolazione diventata il simbolo di un Paese autoritario
di Masha Gessen


Negli Urali la protesta delle strisce pedonali: su e giù a piedi per fermare il traffico La gente porta cibo e nafta ai dimostranti accampati alla periferia della capitale
Giornalista e scrittrice, Masha Gessen è l’autrice di “Putin l’uomo senza volto”. Accanto, uno dei manifestanti

MOSCA I camionisti russi sono protagonisti di proteste dalla metà del mese scorso: chiedono l’abrogazione di una nuova tassa di circolazione entrata in vigore il 15 novembre. La tassa, stabilita per risarcire lo Stato dei danni causati alle strade dai veicoli pesanti, è di 1,53 rubli (meno di 3 centesimi) per chilometro fino al primo marzo, per passare poi a 3,06 rubli (quasi 5 centesimi). Al tasso di cambio attuale, da marzo andare da Mosca a Novosibirsk costerebbe circa 150 dollari in tasse, più o meno quanto viene pagato un camionista per la stessa distanza.
Per aggiungere la beffa al danno, i proprietari di camion devono installare un sistema di tracciamento per elaborare la somma da pagare, prodotto da una società che appartiene a Igor Rotenberg, figlio di un vecchio amico del presidente Vladimir Putin.
La nuova tassa è generalmente percepita come uno strumento di corruzione. In questo Paese dove le distanze sono enormi e l’economia dipende dalle importazioni, ci sono circa due milioni di camion. I camionisti e gli operatori del settore hanno il potere e gli strumenti per far rallentare l’economia russa e bloccare il traffico.
Il mese scorso, i camionisti hanno cominciato a fare manifestazioni e hanno organizzato proteste. La più popolare è diventata nota come ulitka, “la lumaca”: alcuni camionisti hanno messo i loro mezzi in tutte le corsie di una strada e poi hanno cominciato ad avanzare a passo d’uomo, costringendo il traffico a tornare indietro. Un’altra forma di protesta, messa in atto a Chelyabinsk, negli Urali, ha costretto il traffico a fermarsi per un gruppo di persone che faceva costantemente avanti e indietro su un passaggio pedonale.
C’è un motivo per cui alcuni camionisti hanno scelto di protestare a piedi piuttosto che con il loro camion, un motivo che rimanda a una difficoltà fondamentale di queste proteste. Ancor più di molti dei loro connazionali, i camionisti sono in balìa della burocrazia russa: hanno patenti di guida e permessi che possono essere revocati. Un vigile urbano può togliere a un camionista i suoi mezzi di sostentamento.
Se i camionisti avessero la certezza che tutti i loro colleghi si assumessero gli stessi rischi, potrebbero ignorare il problema della polizia stradale. Ma qui ci sono tutti i classici problemi di comunicazione e di fiducia. I sindacati russi sono deboli e spesso cooptati. La maggior parte dei media sono sotto il controllo statale. I forum online sono praticamente l’unico strumento di organizzazione e di comunicazione su cui i camionisti possono contare.
In un primo momento, i camionisti avevano minacciato di mettere in atto una protesta-lumaca sulla tangenziale che circonda Mosca il 30 novembre. Poi avevano deciso di aspettare fino al 3 dicembre, giorno in cui Putin avrebbe rivolto il suo discorso annuale al Parlamento. Gli hanno scritto, sperando che avrebbe citato la questione nel suo discorso, ma Putin non ha menzionato i camionisti.
Quella notte, i camion hanno cominciato a riunirsi al di fuori della tangenziale di Mosca. Pochi giorni dopo, i media indipendenti hanno dato la notizia che i camionisti avevano iniziato la protesta ulitka sulla strada. Subito la mappa del traffico lo ha confermato: verso le 4 del pomeriggio, la corsia esterna della circonvallazione sul lato nord della città era bloccata. Poi la polizia stradale ha annunciato di aver chiuso la strada, senza motivo. L’effetto sul traffico era lo stesso della manifestazione, ma tecnicamente l’avrebbe impedita. Allo stesso tempo, il Parlamento ha approvato un provvedimento per diminuire drasticamente la sanzione per il mancato pagamento della nuova tassa ma non ha ridotto la tassa stessa. Basterà questa piccola concessione a fermare la protesta? Se non dovesse bastare, la polizia stradale sembra avere praticamente chiuso la zona di Mosca agli autocarri. Durante il fine settimana, 15 camion si sono accampati in un parcheggio Ikea a circa 10 chilometri a nord di Mosca. Altri si sono temporaneamente stabiliti a circa 70 chilometri più a sud. La polizia impedisce agli altri colleghi di unirsi a loro ed essi stessi non possono muoversi: se escono dal parcheggio per comprare da mangiare o mettere benzina non li fanno rientrare. I moscoviti gli hanno portato cibo e nafta per poter tenere accesi i motori e scaldarsi.
Con la tangenziale chiusa per loro, i camionisti potrebbero ancora bloccare Mosca. Hanno i numeri per farlo. Ma potrebbero essere privi dell’organizzazione e della fiducia necessarie per realizzare una protesta così complessa. Anche se superassero questi ostacoli, i media di Stato continueranno ad ignorarli, permettendo a Putin di continuare a ignorarli anche lui. E se la televisione non la trasmette, la protesta non sarà una rivoluzione.
© 2015 The New York Times-La Repubblica. Traduzione di Luis E. Moriones