mercoledì 23 dicembre 2015

Corriere 23.12.15
La bambina rubata in nome della razza


A undici anni Ingrid von Oelhafen scoprì che il suo vero nome era Erika Matko. Non era figlia dei genitori tedeschi che l’avevano allevata. Era nata in Slovenia, nei pressi di Celje, dove i nazisti l’avevano sottratta alla famiglia d’origine, quando aveva soltanto nove mesi, per via delle sue caratteristiche esteriori spiccatamente «ariane»: capelli biondi, occhi azzurri e così via. Suo malgrado Ingrid (o Erika) era parte del sinistro progetto denominato Lebensborn («fonte di vita»), un’iniziativa eugenetica avviata dalle SS per creare una stirpe munita di tratti razziali consoni agli ideali del Terzo Reich. Numerosi bambini nati nei territori occupati dalla Wehrmacht erano stati esaminati come animali di allevamento allo scopo di dare in adozione i più «dotati» a coppie tedesche. Nel libro I figli segreti di Hitler (traduzione di Giulio Lupieri. Newton Compton, pp. 250, € 9,90), scritto con il giornalista Tim Tate, la signora von Oelhafen racconta la sua odissea nel labirinto della documentazione nazista alla ricerca delle proprie radici e denuncia la sostanziale impunità di coloro che realizzarono il programma Lebensborn , derubricato dai giudici di Norimberga a semplice «organizzazione assistenziale».