mercoledì 16 dicembre 2015

Repubblica 16.12.15
“Banca Etruria fallita a tavolino”
L’esposto di Federconsumatori dopo le testimonianze di 972 clienti: “Accantonamenti per 400 milioni al fine di azzerare il patrimonio”
Per le accuse di false fatturazioni, indagati anche i vertici di Methorios
di Fabio Tonacci


AREZZO Due indagini su Banca Etruria sono chiuse, una terza si è appena aperta, una quarta è in arrivo. La già complicata storia giudiziaria della Banca Etruria potrebbe a breve arricchirsi di un altro capitolo, e di nuovi indagati oltre ai sette già iscritti dalla procura di Arezzo. Sulla scrivania del procuratore capo Roberto Rossi adesso c’è anche l’esposto della Federconsumatori locale. Quindici pagine che riassumono le testimonianze di 972 clienti della Banca Etruria possessori delle obbligazioni subordinate e i rilievi sulla condotta dei vertici dell’istituto bancario prima del commissariamento. I reati che ipotizzano sono gravi: truffa, ostacolo alla vigilanza, rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato, aggiotaggio, false comunicazioni sociali, manipolazioni del mercato e abuso di informazioni privilegiate. A carico di chi? Nell’esposto si parla genericamente di «vertici di Banca Etruria», ma si fa riferimento anche al presunto mancato controllo sia di Bankitalia, sia della Consob. Gli unici nomi messi nero su bianco sono relativi al periodo 2012-2013. «Il consiglio di amministrazione guidato da Giuseppe Fornasari, con vice Lorenzo Rosi e tra i consiglieri Pier Luigi Boschi, porta a bilancio 1,5 miliardi di sofferenze. Il 25 febbraio 2013 il titolo che un anno prima valeva 3,92 euro, crolla a 1 euro e 20 centesimi». Per rimanere in Borsa quel consiglio dette il via a un’operazione «di raggruppamento», per cui ogni 5 azioni vennero compresse in una sola. «Il passaggio avviene il 29 aprile 2013 il titolo chiude a 0,93 centesimi. In pratica – si osserva - il valore reale delle singole azioni era inferiore a 20 centesimi».
Ma c’è un altro passaggio interessante dal un punto di vista investigativo, e riguarda l’idea che Banca Etruria sia stata condotta «al fallimento a tavolino». Nell’esercizio 2014, durante il quale Pierluigi Boschi, il padre del ministro delle Riforme, era vicepresidente, la Banca perdeva 526 milioni di euro. «L’11 febbraio 2015, pochi minuti prima dell’entrata in sala del Consiglio dei commissari – scrive Federconsumatori - il Cda delibera 400 milioni di accantonamenti volontari, su consiglio degli ispettori di Bankitalia. Ciò ha portato all’azzeramento del patrimonio e al fallimento a tavolino della banca».
In attesa di capire se sarà aperto il quarto fascicolo su Banca Etruria, l’attenzione si concentra ora sulla terza inchiesta. Origina da un verbale di Bankitalia che ha individuato 185 milioni di euro di finanziamenti concessi negli ultimi anni da 18 amministratori «in conflitto di interessi» e che hanno portato a 18 milioni di perdite. Due sono gli indagati certi, al momento: l’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e l’ex membro del cda Lorenzo Nataloni. Il procuratore capo ha smentito che anche il padre del ministro Boschi sia indagato.
Ci sono poi le prime due inchieste, per cui si attende il rinvio a giudizio. Per due false fatture da 192.938 euro e 40.000 euro emesse il 2 gennaio 2013 col fine di evadere l’Iva e le imposte sui redditi, sono sotto indagine Fabio Palumbo ed Ernesto Mocci, presidente e amministratore delegato della spa romana Methorios Capital, e, per la banca, Lorenzo Rosi, Giuseppe Fornasari (presidente prima di Rosi) l’allora direttore generale Luca Bronchi.
Fornasari e Bronchi, oltre a Davide Canestri (responsabile del Risk Management) figurano anche nel registro degli indagati per ostacolo alla vigilanza di Bankitalia. L’accusa è di aver nascosto a ben quattro ispezioni i dettagli dell’operazione di dismissione degli immobili dell’istituto aretino. Non solo. «Hanno consegnato alla Banca d’Italia documentazione lacunosa, non indicando i costi dei servizi di manutenzione pari a 2,5 milioni di euro per 24 anni”, e non hanno mostrato il contratto di finanziamento ipotecario tra il Consorzio e la Popolare dell’Emilia da 49,3 milioni di euro.