mercoledì 16 dicembre 2015

Corriere 16.12.15
«Così l’Etruria venne svuotata»
«Significative ricadute sulla qualità del portafoglio crediti, sulla redditività e sul patrimonio di vigilanza». Per questo sono indagati Lorenzo Rosi, ex presidente di Banca Etruria, e Luciano Nataloni
di Fiorenza Sarzanini


AREZZO Gli amministratori e i manager hanno gestito Banca Etruria provocando «carenze nella funzionalità degli organi e nel sistema dei controlli con significative ricadute sulla qualità del portafoglio crediti, sulla redditività e sul patrimonio di vigilanza». Per questo sono finiti sotto inchiesta l’ex presidente Lorenzo Rosi e l’ex consigliere d’amministrazione Luciano Nataloni. E per questo la lista degli indagati potrebbe presto allungarsi. Non è l’unica tegola che rischia di cadere sulla testa del vecchio cda e dei vertici. Roberto Bertola, amministratore delegato di Nuova Banca Etruria, annuncia infatti «un’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori proprio per i danni patrimoniali ed economici provocati all’Istituto di credito».
False fatture
Potrebbe avere sviluppi clamorosi il fascicolo giudiziario aperto dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi. Anche perché proprio in queste ore è stato notificato il provvedimento di fine indagine del secondo filone, relativo all’emissione di fatture false per 130 mila euro nel 2013, una delle operazioni compiute per cercare di mascherare le perdite nel bilancio. Rischiano la richiesta di rinvio a giudizio il presidente del cda fino a maggio 2014 Giuseppe Fornasari e il suo successore Rosi, oltre all’ex direttore Luca Bronchi e agli imprenditori titolari della «Methorios Capital spa» che avrebbero emesso i titoli falsi.
Già nelle prossime ore la Guardia di finanza potrebbe acquisire nella sede centrale la documentazione legata all’emissione delle obbligazioni — diventate ormai carta straccia dopo il decreto del governo sul salvataggio di Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti — che stanno provocando le proteste dei risparmiatori. Gli esposti delle Associazioni sono stati depositati ieri, i controlli appaiono imminenti. Del resto un quadro è già stato delineato dagli inquirenti, quanto è stato acquisito sinora basta comunque a dimostrare quante e quali operazioni spericolate siano state portate a termine fino a provocare un «buco» che agli inizi del febbraio scorso ammontava a tre miliardi di euro, con ben due miliardi di «sofferenze».
Bankitalia e Consob
Gli ispettori di Bankitalia decidono proprio in quel momento di commissariare Etruria, evidenziando la «mala gestione» degli amministratori, tanto che già al termine della seconda ispezione — avvenuta tra marzo e settembre 2013 — erano stati sanzionati per un totale di due milioni e mezzo di euro. Tra loro, anche il vicepresidente Pierluigi Boschi, padre della ministra Maria Elena, che sin dal 2012 era nel consiglio di amministrazione, e fu chiamato a rispondere per 144 mila euro. Nel corso della terza ispezione — tra novembre 2014 e febbraio 2015 — viene sottolineato il «reperimento di nuovo capitale per circa 160 milioni di euro oltre alla conversione del prestito subordinato di 100 milioni e all’esternalizzazione del ramo aziendale di gestione degli immobili». Per quanto riguarda l’aumento di capitale, nella relazione si fa riferimento ad una emissione di prestito con riscatto anticipato a dicembre 2012, così come era previsto in sede di emissione. Gli ispettori ritengono che proprio questo prestito, così come l’aumento di capitale del giugno 2013, «è stato tra le cause che hanno dato luogo ad una performance particolarmente negativa della quotazione del titolo che ha avuto una flessione del 54,40 per cento a fronte di una generale flessione del settore bancario che nello stesso periodo è stato del 9,40 per cento». E anche di questo si chiederà conto ai consiglieri di amministrazione e ai vertici manageriali.